L’archeologia? A Cinisello diventa un gioco da ragazzi

È il primo gioco in scatola sull’archeologia in cui lo scopo non è scavare per tirare fuori il reperto ma conoscere la storia delle popolazioni italiche dalla preistoria al medioevo. L’idea arriva dall’archeologa cinisellese Chiara Bozzi, 33 anni, dottoranda all’Università di Venezia, che ha costruito il gioco inseme a una pedagogista d’eccezione: sua madre, Rosanna Candon.

«Io e mia mamma abbiamo da sempre giocato molto insieme e questa è stata solo un’altra occasione per divertirci inventando qualcosa di utile e bello», racconta Bozzi. Lo scopo di ‘Archeologia’ (edito dalla casa editrice scolastica Headu e adatto ai ragazzi delle elementari) è quello di recuperare più reperti possibile: tirando i dadi bisogna rispondere alle domande sulle popolazioni della penisola e in questo modo si guadagna uno ‘strato di terreno’. Una volta recuperati tutti gli strati, il reperto è conquistato.

«La novità è che il gioco può durare diversi ‘giri’, come i classici giochi dell’oca – spiega Chiara -. Non è un elemento banale, perché solitamente tutte le attività ludiche sull’archeologia prevedono uno scavo per tirare fuori l’oggetto ed è finita lì».
Mamma e figlia si sono sedute intorno a un tavolo e hanno unito le conoscenze specifiche di entrambe, diverse ma complementari: «Mia madre è pedagogista del gioco, collabora da sempre con ditte che producono giocattoli. Lei ha curato la parte educativa dell’attività, analizzando le abilità che il bambino mette in campo, io ho pensato a quali domande, reperti e resti inserire».

Non è la prima volta che Chiara e sua madre collaborano, in verità: «Anni fa abbiamo condotto un laboratorio alle scuole primarie Mazzarello, sempre a tema archeologico». Adesso il passo successivo è quello di presentare alla cittadinanza ‘Archeologia’: «Ci piacerebbe organizzare un pomeriggio in cui giocare assieme ai bambini che parteciperanno», conclude Chiara.

Noemi Tediosi