MeToo dal Nordmilano: tre storie di ordinaria disparità nel mondo dello spettacolo

La nostra rubrica MeToo, inaugurata a settembre 2019, raccoglie storie di sessismo raccontate da donne e ragazze del Nordmilano. Le testimonianze sono pubblicate garantendo il totale anonimato: i nomi sono quindi tutti ‘di fantasia’.

Flora «Io, molestata in camerino durante le prove» «È un episodio di ordinaria follia quello che mi è accaduto quando a 20 anni studiavo in un’accademia di teatro milanese – racconta Flora (nome di fantasia), originaria di Cormano, che ora di anni ne ha 27 e fa l’attrice in Francia -. Credo che ciò che è successo a me sia capitato a tantissime altre ragazze che hanno provato su quello stesso palco. Durante un seminario, mi trovavo a girare alcune scene con un ragazzo verso il quale dovevo atteggiarmi a innamorata. Quando si inscenano parti molto profonde capita di sentirsi emotivamente coinvolte con l’attore che fa la tua controparte. Innegabilmente era un caso del genere ma non mi sarei mai sognata di uscire dal ruolo ‘professionale’ che occupavamo. Lui invece un giorno mi ha aspettata nello spogliatoio per cercare di baciarmi e toccarmi. Di fronte al mio rifiuto aveva insistito moltissimo, rincorrendomi per lo spogliatoio».

Agnese: «La regia è un lavoro per uomini» «Scrivo per segnalarvi un episodio che non è accaduto a me direttamente ma di cui sono stata sfortunatamente testimone», inizia così il racconto che Agnese, 30enne di Bresso, ci ha inviato. Agnese lavora nelle scuole come insegnante di teatro. «All’università ho avuto esperienza di come il mondo della regia teatrale in Italia sia un campo minato per le donne. O meglio, una distesa di sabbie mobili in cui si affonda facilmente. All’epoca dei miei studi facevo un corso su una particolare pratica del teatro, che si chiama ‘teatro nō’. Tenevano il corso un regista e la sua assistente. Lui però non c’era mai e la referente di noi studenti era solo lei, che recepiva un compenso molto più scarso di quello del regista. Durante l’anno della mia frequenza un ragazzo in corso con me ha iniziato ad affiancare questo regista gratuitamente. Qualche tempo dopo ho incontrato di nuovo la nostra assistente, che era stata rimpiazzata dal mio compagno di corso. Qui sicuramente è in concorso anche un fattore economico, per cui il mio compagno metteva a disposizione delle prestazioni di lavoro gratuitamente. In ogni caso assistere al modo in cui questa mia insegnante veniva trattata (a livello di salario e a livello umano), mi ha scoraggiata completamente dall’intraprendere questa strada».

Nicole: «La figura della costumista è femminile ma sono i maschi a fare strada» «La storia che vorrei raccontarvi è quella di un sessismo particolare». Nicole ora è insegnante di sostegno a scuola ma solo qualche anno fa aveva intrapreso la carriera di costumista teatrale. «Durante i miei studi ho fatto da assistente a un professore di costumismo per un anno. Tutto il tempo mi è stato ripetuto che il costumista teatrale era un lavoro ‘da uomini’. Nonostante questo, fare la costumista teatrale ti espone continuamente a battute sul fatto di essere un ‘sarta pettegola’. È evidente anche che questo lavoro sia considerato da tutti una mansione femminile e la mansione viene assegnata prevalentemente a donne (mal pagate) e a uomini gay, perché considerati dotati intrinsecamente di maggior gusto rispetto agli uomini eterosessuali. La cosa che mi ha sempre dato moltissimo fastidio, tuttavia, è che sulla scena teatrale è molto più semplice, per la maggior parte dei registi, mostrare i corpi nudi delle donne. Su quegli degli uomini c’è maggior riserbo e difficoltà».