Sesto, casa albergo: l’intervista doppia a sindaco ed ex vicesindaco

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L’avvocato Gianpaolo Caponi, ex vicesindaco della giunta Di Stefano, ha presentato un esposto all’Anac, Autorità Nazionale Anti Corruzione, per l’apertura di un’istruttoria sul Comune di Sesto. L’esposto riguarda le modalità di assegnazione adottate dal Municipio per la gestione della casa albergo ‘Don Sandro Mezzanotti’, che è stata affidata alla onlus vvVincent. Qui di seguito l’intervista a Caponi e la replica del primo cittadino per parlare del bando in questione, ma anche di sociale e del futuro di Sesto

Gianpaolo Caponi

Vuole riassumere quanto successo in merito alla gestione della casa albergo?
«Mi riporto a quanto rilevato dalla Autorità Nazionale Anti Corruzione che ha aperto una procedura di vigilanza sul Comune: vi è una totale discrepanza tra condizioni economiche indicate nell’appalto pubblico della Casa Albergo e la conclusione di una negoziazione privata conclusa dopo soli 28 giorni dalla chiusura del bando andato deserto. Un maxi sconto inspiegabile. Anac ha aperto una procedura. Come mai solo dopo 28 giorni da un bando chiuso, senza nessuna motivazione scritta, si cede la struttura a un privato?».

Cosa implica questa assegnazione per Sesto?
«Che il canone indicato nel bando pubblico è stato dimezzato, le spese straordinarie, che potrebbero essere di centinaia di migliaia di euro, sono state scontate e poste a carico dei sestesi, che i posti letto per le persone in difficoltà non saranno più agevolati per la comunità sestese e che una polizza di quasi tre milioni di euro è inspiegabilmente sparita. Non vi è traccia. Attendiamo ri- sposte, perché a mio avviso non si può continuamente dire che il bilancio del Comune è in sof- ferenza e poi fare scelte come queste».

Come vede la Sesto di domani?

«Senza un progetto, senza una visione. Non si sa dove vogliano andare e il timore che ci portino a sbattere contro un muro c’è. La nostra città rischia di impoverirsi sempre di più; occorre un nuovo corso politico e nuove idee. Serve una nuova classe dirigente che abbia competenze e sia seria».

Ha progetti per il futuro, politicamente e nella realtà pubblica e sociale?
«Quando, non condividendo il percorso amministrativo di Di Stefano, mi sono dimesso dal ruolo di vicesindaco, l’ho fatto per il rispetto, la fiducia e il voto ricevuto dai miei elettori. L’ho fatto per chi ha creduto e crede nella buona politica. Ho fatto un errore fidandomi delle persone che mi stavano accanto e ho cercato di rimediare. Il giorno delle dimissioni ho detto che rimanevo vigile e così ho fatto. Ero e sono a disposizione per dare il mio contributo; da innamorato di una Sesto San Giovanni che mi ha visto diventare

uomo e a cui devo molto. Mi piacerebbe vedere nascere un progetto politico che faccia re- cuperare valori e un volto umano alla politica. Dai messaggi che ricevo e dalle attenzioni sulla mia scelta di non fare passi indietro sulla trasparenza e la legalità posso dire che la fiducia nei miei riguardi è rimasta im- mutata, e mi onora. È stato scalf ito un progetto civico dalla bramosìa di potere e di poltrone di chi, senza aver avuto nessun consenso, ha anteposto i ruoli ai valori. Anteposto sete di potere ai cittadini che ci avevano votato. Ma i valori e i principi restano e resteranno sempre in campo e la battaglia per la legalità e trasparenza che sto conducendo ne sono la testimonianza. E se ci sarà bisogno di me non mi tirerò indietro».

Roberto Di Stefano

Quali sono stati gli elementi che hanno permesso di affidare la gestione della casa albergo alla onlus?
«Partiamo dalla situazione ereditata, ovvero una struttura comunale di ospitalità con 50 camere che da 20 anni veniva aff idata senza procedura di gara alla Fondazione San Carlo a 206 euro all’anno, praticamente regalata, con il Comune che si accollava le utenze e pagava anche per inserire temporaneamente ospiti indicati dai servizi sociali in attesa di una casa. Dopo un con- trollo, abbiamo trovato famiglie straniere senza permesso di soggiorno, persone che vivevano lì da anni con redditi e a spese del Comune, spacciatori. Essendo la struttura in scadenza di contratto abbiamo pubblicato un bando che è andato deserto. Successivamente è stata fatta una manifestazione di interesse temporanea, in attesa della vendita per ripianare il buco di bilancio ereditato dalle precedenti ammi-

nistrazioni così come certificato dalla Corte dei Conti (21 milioni di euro), a cui hanno partecipato tre soggetti, tra cui solo la vvVincent Onlus ha presentato un’offerta. La stessa Fondazione San Carlo ha confermato di non aver interesse a continuare la gestione dell’immobile e di non essere nemmeno interessata al progetto alle stesse condizioni della vvVincent. Rispetto al precedente contratto che produceva un danno economico al Comune di 82.784 euro all’anno, l’attivazione del nuovo contratto ha prodotto un risultato annuale positivo di oltre 93mila euro».

Come ha intenzione di procedere l’amministrazione in merito all’esposto presentato dall’avvocato Caponi? «Abbiamo già risposto ad Anac. Non si tratta di un unico esposto, ma da alcuni mesi sempre lo stesso individuo ne ha presentati diversi per altre questioni. L’anticorruzione

non accusa il Comune, ma chiede lumi su segnalazioni fatte da terzi. Questi esposti contengono diversi errori e omissioni, in quello sulla Casa Albergo, per esempio, non è stato scritto che la Fondazione San Carlo confermò di non aver interesse a proseguire nell’esercizio dell’im- mobile. A fronte di ciò, sono giunto alla seguente conclusione: o chi ha passato le informazioni ‘bomba’ le ha date apposta sbagliate per fargli fare una pessima figura, oppure l’omissione di parti rilevanti della vicenda è finalizzata a screditare l’amministrazione e cercare di riac- quistare credibilità politica. Ovviamente, quando Anac procederà all’archi- viazione seguirà la relativa denuncia e azioni di risarcimento danni nei confronti di chi ha segnalato false irregolarità».

Guardando al sociale, ci sono progetti futuri a cui tiene particolarmente?
«In questi anni, e in particolare durante la pandemia, abbiamo creato una solidissima rete col terzo settore: Cri, Sos, Protezione Civile, Caritas, Auser, Anc, Gev. Insieme a parrocchie e società sportive abbiamo anche creato una rete cittadina dei centri estivi per offrire ai nostri ragazzi opportunità di gioco e di crescita. Con le associazioni si è sviluppata una grande sinergia che ci permette di essere sempre presenti nelle situazioni di fragilità e di bisogno».

Qual è la sua idea per la Sesto del domani?
«Una città internazionale e riformista, attrattiva, ecosostenibile, inclusiva, che non lasci indietro nessuno e si occupi di indigenti, anziani, disabili, disoccupati. Ci candidiamo a essere un polo internazionale d’eccellenza nel campo della sanità e della ricerca. Sesto sta attraversando un’importante fase di trasformazione che la porterà a essere una città all’avanguardia per i servizi e le opportunità di lavoro che saprà offrire».