Parkinson, le difficoltà in tempo di covid: intervista al dottor Gianni Pezzoli

Gli effetti del lockdown hanno avuto ripercussioni su moltissime persone, privati, aziende, entie associazioni. Purtroppo, per chi quotidianamente già soffre di malattie croniche, questa situazione di distanziamento e attenzione può essere ancora più difficile. 

Il Dottor Gianni Pezzoli, direttore emerito del centro Parkinson e presidente della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson e dell’Associazione Italiana Parkinsoniani, ha così raccontato le difficoltà vissute dai pazienti in questo periodo: «I pazienti affrontano terapie di diverso tipo e alcune di queste – come la psicoterapia o la fisioterapia – sono difficili da gestire a distanza, soprattutto con gli anziani, sia per chi ha il Parkinson che per le sindromi correlate». Per un paziente che soffre del morbo di Parkinson inoltre il movimento e la fisioterapia sono fondamentali per l’umore.

«La fondazione ha organizzato una ricerca approfondita con oltre 2mila test telefonici sui pazienti, con una risposta positiva di 1.500 contatti, e sui loro parenti, per riuscire a comprendere il rapporto con la malattia». Dai risultati di questo test è emerso che il Parkinson non favorisce il covid, anzi. Sono infatti risultati positivi al Covid circa 100 pazienti affetti già da Parkinson, con una percentuale simile a quella dei controlli di contorno. «Tra i vari fattori notati dallo studio, è evidente che coloro che hanno un supplemento di vitamina D hanno una maggiore prevenzione rispetto a chi non lo ha», ha spiegato Pezzoli. Oltre allo studio, le attività della Fondazione e dell’Associazione, che lavorano in parallelo, si sono bloccate in questa fase, con diversi eventi rimandati a data da definirsi.

«Lo storico raduno primaverile a Rimini è stato posticipato, così come i convegni di carattere scientifico degli ultimi mesi. Il nostro personale ha lavorato in smart working, ma il paziente è andato in sofferenza, perché spesso è necessario realizzare visite tradizionali» continua Pezzoli, segnalando che le difficoltà sono aumentate dopo i primi mesi con pazienti in situazione di angoscia e percezioni alterate per la mancanza di contatti. Intanto, nell’attesa di capire se si riuscirà a organizzare un convegno a novembre, in occasione della Giornata Nazionale del Parkinson, sul tema è sicuramente fiorita la letteratura delle pubblicazioni scientifiche e non. Un lavoro diverso, da cambiare, ma sicuramente difficile e pesante per pazienti e membri.