Il Termometro Nazionale – L’editoriale del Gazzettino Metropolitano

Immagine di repertorio

Uccidere, essere latitante per due anni, andare in prigione, e poi, a un certo punto della pena, uscire per lavorare e rientrare la sera. È questa in parte la giustizia italiana, non per colpa dei giudici, ma di alcune leggi che andrebbero riviste.

I fatti di Milano sono chiari, verrebbe da dire che ‘il lupo perde il pelo ma non il vizio’. In passato accadde anche per uno dei mostri del Circeo, Angelo Izzo, che una volta uscito per premio o buona condotta, uccise nuovamente, questa volta due donne, madre e figlia. Il killer di Milano, 35 anni, che si è poi suicidato gettandosi dal Duomo, per chi gli ha dato i permessi, era un detenuto modello. E invece – ancora una volta – si è dimostrato spietato e sanguinario, così come aveva fatto nel 2016, quando aveva ucciso in Campania una 23enne, nascondendosi poi in Germania per due anni.

Per fortuna non tutti i detenuti che hanno permessi di lavoro sono così, anzi. Insomma, sì al recupero dopo la pena, ma che questa sia certa, soprattutto in casi di omicidio!
Possibile che chi ha tolto la vita ad una ragazza con tanto di latitanza per due anni, possa aver ‘scontato’ soltanto 7 anni di carcere e poi uscire per lavoro e rientrare la sera?

Il Termometro Nazionale, l’editoriale del Gazzettino Metropolitano, è a cura del direttore Marco Fabriani