Milano, le storie segrete lungo corso Magenta

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Dietro l’angolo – La rubrica
Una passeggiata lungo corso Magenta tra palazzi nobiliari, chiese affrescate e reperti archeologici, permette di scoprire alcuni segreti della Città.

Le Case Atellani e la vigna di Leonardo
Al civico 67 di corso Magenta resiste un frammento del passato rinascimentale milanese: il palazzo Atellani, con i suoi medaglioni in facciata e i cortili interni, conserva ancora l’impronta degli antichi fasti. L’edificio fu donato da Ludovico il Moro al suo scudiero Giacomotto Della Tela. Ma secondo una versione più maliziosa, il dono sarebbe stato in realtà per una giovane di nome Macedonia, di cui il duca si era invaghito, poi andata in sposa proprio a Giacomotto. I Della Tela, o Atellani nella versione dialettale del cognome, ampliarono la casa fino a farne una dimora prestigiosa, capace di ospitare il duca stesso e i suoi cortigiani, tra cacce e banchetti. Di loro parlò anche Matteo Bandello nelle sue novelle.

Nel giardino di Casa Atellani sopravvive, sorprendentemente, una piccola vigna. Non una vigna qualunque, ma quella che Ludovico il Moro regalò a Leonardo da Vinci, all’epoca impegnato nella decorazione del vicino refettorio di Santa Maria delle Grazie con l’Ultima Cena. Oggi, quella vite è una piccola sopravvissuta alla modernità che racconta un legame tra arte e terra.

San Maurizio al Monastero Maggiore: la decapitazione di Santa Caterina
A pochi passi, nella chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, si intrecciano storie sacre e memorie laiche. Bernardino Luini, maestro del Rinascimento lombardo, affrescò qui la decapitazione di Santa Caterina. Secondo una tradizione, avrebbe ritratto la contessa Bianca Maria Scappardone, giustiziata nel 1526, dando così un volto tragico e reale alla martire cristiana.

Urbico, gladiatore ‘meneghino’
All’interno del museo Archeologico di Milano, al numero 15, si trova anche la tomba del gladiatore Urbico, fiorentino di nascita ma attivo e caduto a Milano. Era un secutor, incaricato di inseguire i più agili retiarii, armati solo di rete. Urbico combatté 13 volte, l’ultima nel circo di Milano, dove morì a 22 anni. Aveva moglie e due figlie. La sua lapide lo raffigura con lo scudo e un palus, il bastone da allenamento.