La polizia di Stato ha eseguito 9 perquisizioni nelle province di Milano, Pavia, Monza e Brianza e Como, su delega della Procura della Repubblica di Milano.
I provvedimenti riguardano altrettanti cittadini italiani indagati per associazione per delinquere finalizzata all’organizzazione di ‘ronde punitive’ nei confronti di cittadini stranieri e per istigazione a delinquere.Il gruppo operava sotto il nome di ‘Articolo 52’, riferimento all’omonimo articolo della Costituzione sulla difesa della Patria, impiegato però con un’interpretazione distorta a sostegno di attività violente e illegali. Secondo quanto emerso dalle indagini, condotte dalla Digos di Milano e dal centro operativo per la sicurezza cibernetica della polizia postale Lombardia, con il coordinamento della direzione centrale della polizia di prevenzione, il gruppo utilizzava chat e piattaforme social per organizzare sopralluoghi e pianificare aggressioni nei confronti di cittadini stranieri, definiti nei messaggi come ‘maranza’.
Le attività investigative sono partite in seguito a un’aggressione avvenuta tra l’8 e il 9 marzo nella zona della Darsena a Milano, ai danni di un giovane extracomunitario accusato di furto. Il video dell’aggressione, diffuso tramite social, era stato rivendicato dal gruppo con un messaggio nel quale si annunciava l’intenzione di proseguire le ronde in quartieri ritenuti ‘degradati’. Altre aggressioni riconducibili al gruppo sono state documentate e diffuse successivamente, tra cui una nel quartiere San Siro il 28 marzo.
Nel corso dell’indagine, la polizia postale ha intercettato e monitorato l’attività digitale del gruppo, compresa una riunione virtuale su Zoom, alla quale hanno partecipato numerosi soggetti interessati alle attività del collettivo. Alcuni indagati risultano inoltre coinvolti in presidi promossi da movimenti dell’area dell’estrema destra, come Forza Nuova. Grazie alle attività investigative coordinate dalla Procura di Milano, è stato possibile ricostruire la struttura del gruppo e identificarne 9 presunti componenti, bloccando sul nascere ulteriori azioni violente. L’indagine prosegue per accertare eventuali ulteriori responsabilità e legami con altri episodi di violenza o con gruppi radicali.