Ucciso con venti coltellate e poi bruciato: mistero a Sesto

Un omicidio ancora avvolto nel mistero quello avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Un uomo è stato assassinato con più di venti coltellate, tutte concentrate tra torace e addome, all’interno di un monolocale in via Fogagnolo, poi dato alle fiamme nel tentativo, secondo gli inquirenti, di cancellare ogni traccia.

L’autopsia è stata eseguita nella mattinata di oggi e ha confermato che almeno venti fendenti sono stati inflitti nella parte alta del corpo, oltre a una ferita da difesa sul braccio destro, segno che la vittima ha cercato inutilmente di proteggersi. Il cadavere, parzialmente carbonizzato, è stato ritrovato ancora vestito nel letto avvolto dalle fiamme. Il rogo ha gravemente compromesso la scena del crimine.

Secondo quanto ricostruito finora dagli investigatori della Squadra Mobile di Milano, coordinati dalla procura di Monza, l’aggressione sarebbe avvenuta intorno alle due di notte, quando alcuni vicini hanno riferito di aver udito urla e richieste d’aiuto provenire dall’appartamento. Poco più di un’ora dopo, intorno alle 3.15, sono intervenuti i vigili del fuoco e i soccorritori, allertati per un incendio in corso. All’interno del monolocale, devastato dalle fiamme, è stato rinvenuto il corpo.

L’appartamento in questione risulta formalmente occupato da uno studente universitario ventenne iscritto alla Bicocca, che però si trovava fuori città dal fine settimana precedente. È stato lui stesso a chiarire agli agenti di aver lasciato le chiavi a un amico, un uomo di circa sessant’anni di origine turca, ospite dell’abitazione da alcuni giorni. Al momento, gli inquirenti ipotizzano che la vittima sia proprio quest’ultimo, anche se manca ancora l’identificazione ufficiale: le impronte digitali prelevate dal corpo non hanno restituito alcuna corrispondenza nei database italiani, a indicare che l’uomo non aveva precedenti penali nel nostro Paese.

Per confermare l’identità, la polizia ha attivato un canale di cooperazione con le autorità turche. Secondo le prime informazioni raccolte, il sessantenne sarebbe arrivato in Italia a metà degli anni Novanta e attualmente vivrebbe grazie a sussidi. Restano però molti i punti oscuri: cosa ci facesse in quell’appartamento, chi frequentasse e, soprattutto, chi possa aver voluto ucciderlo con tale ferocia.

Le indagini ora si concentrano sulle sue ultime ore di vita. Gli investigatori ipotizzano che l’uomo possa aver aperto la porta al suo aggressore, forse qualcuno che conosceva o che aspettava. La distruzione provocata dal rogo ha reso estremamente complicato il recupero di ulteriori tracce o impronte.