Il Tribunale del Riesame di Milano ha reso note le motivazioni con cui, lo scorso agosto, ha revocato la misura degli arresti domiciliari ad Alessandro Scandurra, architetto ed ex membro della commissione comunale per il paesaggio, coinvolto nell’inchiesta sull’urbanistica milanese.
Scandurra era indagato per concorso in corruzione e per false dichiarazioni sull’identità o su qualità personali, nell’ambito di un’inchiesta che a luglio aveva portato a misure cautelari per altri cinque indagati, tra cui il presidente di Coima Manfredi Catella, l’ex assessore comunale Giancarlo Tancredi, Giuseppe Marinoni, Federico Pella e Andrea Bezziccheri. Le giudici Paola Pendino, Francesca Ghezzi e Vincenza Papagno hanno evidenziato che non sono emersi ‘gravi indizi di colpevolezza’ a carico di Scandurra, sottolineando come non sia stato ‘dimostrato il patto corruttivo’ ipotizzato dalla procura.
Nel provvedimento si legge che non risulta chiaro ‘sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non della sua attività di libero professionista’. Le motivazioni relative alla revoca delle misure cautelari per gli altri indagati devono ancora essere depositate. Le indagini sull’urbanistica a Milano proseguono, ma per Scandurra, al momento, non risultano prove sufficienti a sostenere l’accusa di corruzione.