Milano, il mistero della tomba di Giuseppe Parini

Dietro l’angolo – La rubrica
Giuseppe Parini, poeta milanese simbolo dell’Illuminismo e del neoclassicismo italiani, morì a 70 anni nella sua casa di Brera. Autore della celebre satira Il Giorno, fu una delle voci più acute contro i privilegi e la corruzione dell’aristocrazia lombarda. Eppure, a più di due secoli dalla sua morte, della sua tomba non resta traccia.

Parini lasciò precise disposizioni, desiderava un funerale ‘nel più semplice, mero, necessario e dall’uso che si costuma per il più infimo dei cittadini’.
L’amico abate Calimero Cattaneo rispettò la volontà, organizzando un rito di terza classe e facendolo seppellire in una fossa comune del cimitero della Mojazza, allora detto di Porta Comasina, nell’area oggi occupata da piazzale Lagosta, nel quartiere Isola. La Mojazza era uno dei cinque ‘fopponi’ fuori le mura di Milano, insieme a San Rocco, Gentilino, San Gregorio e San Giovannino alla Paglia. Il terreno, acquitrinoso e soggetto a esondazioni, ospitava sepolture anonime: croci in ferro senza nome, corpi avvolti in un lenzuolo e tumulati senza ordine.

Nei funerali più umili, come quello di Parini, i resti venivano deposti in fosse comuni, spesso senza cassa, rendendo quasi impossibile una successiva identificazione. Per aggirare l’anonimato imposto dal regolamento, Cattaneo fece apporre una croce particolare: la scritta ‘Pax’ non univa una P e una X, ma una P e due J, che avrebbero significato Joseph Parini Jacet (Qui giace Giuseppe Parini). La lapide, ritrovata casualmente nel 1922 dopo alcuni anni dalla chiusura del cimitero della Mojazza è stata ora trasferita ora accanto all’ingresso della Biblioteca di Brera.

Già nel 1806, a soli sette anni dalla sepoltura, nessuno sapeva più indicare il punto esatto. È probabile che le ossa del poeta siano state rimosse durante le periodiche riesumazioni e confluite in una fossa comune. Ugo Foscolo, colpito da questa dimenticanza, scrisse nei Sepolcri i celebri versi:
«E senza tomba giace il tuo sacerdote, o Talia…», lamentando l’assenza di una memoria visibile.

Nel tempo, il “fantasma” della tomba di Parini ha ispirato riflessioni e ironie. Carlo Emilio Gadda, nel saggio Il guerriero, l’amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo, ricorda come nel 1799 Milano fosse travolta da guerre e carestie: «Se doveva pensare ai sepolcri, un milanese dell’anno novantanove, l’unico sepolcro a cui gli riusciva di pensare era il proprio».

‘Dietro l’angolo’ è la rubrica de Il Gazzettino Metropolitano che racconta storie, curiosità e segreti nascosti di Milano e del suo hinterland, per scoprire angoli insoliti della città.