Strage di Paderno: uccise la famiglia per ‘raggiungere l’immortalità’, sul cellulare foto del Mein Kampf

Continuano le indagini sulla strage di Paderno Dugnano, sono state depositate le motivazioni della condanna di Riccardo Chiaroni in abbreviato a 20 anni, pena massima possibile per un processo nei confronti di un minore: delitto premeditato, omicidio organizzato nei minimi dettagli, desiderio di diventare immortale sono le tesi a sostegno, nonostante la difesa del ragazzo avrebbe voluto il proscioglimento per incapacità di intendere di volere.

Il Tribunale per i minorenni ha motivato la pena a 20 anni di reclusione per Riccardo Chiaroni, non è stato riconosciuto il vizio mentale e il delitto risulta premeditato. Secondo i giudici Chiaroni, all’epoca 17enne, avrebbe il profilo di un ‘un manipolatore’ che ha progettato gli omicidi ‘nei minimi dettagli’. Ha colpito i tre familiari ‘in modo cruento’, scagliandosi sui loro corpi con 108 coltellate. Nella ricostruzione della strage, firmata dalla giudice Paola Ghezzi, vengono ripercorsi i fatti avvenuti nella villetta della famiglia. Stando a quanto riportato nella perizia dallo psichiatra che ha seguito il caso, Franco Martelli, Riccardo Chiaroni viveva ‘tra realtà e fantasia’, ‘aspirava all’immortalità e per raggiungerla era convinto di doversi liberare di tutti gli affetti.’ Il ragazzo avrebbe agito usando la ‘scaltrezza’ in quanto ha attirato i genitori nella cameretta e non invece nella camera matrimoniale per ucciderli, a ciò si aggiunge il fatto che proprio per evitare che le accuse ricadessero su di lui il ragazzo avrebbe previsto di far ricadere la colpa sulla madre e poi sul padre, per poi soltanto alla fine confessare dopo essersi reso conto che quanto sostenuto non reggeva davanti agli investigatori. A delineare ancora di più la lucidità del ragazzo si aggiunge il fatto che all’interno dei suoi dispositivi sono state ritrovate delle immagini del Mein Kampf, ma anche siti e pensieri che inneggiano ad un’ideologia fascista, nazista e omofoba. L’avvocato del ragazzo ha respinto l’accusa, ma tuttavia secondo il Tribunale ‘non si ravvede alcuna evidenza di una condizione psichica di instabilità e di ingovernabilità‘.

Ad oggi non è ancora chiaro il movente di questo omicidio: inizialmente il ragazzo ha raccontato di aver vissuto un profondo malessere che lo avrebbe spinto ad uccidere qualcuno non legato alla famiglia. Una sorta di ansia e angoscia esistenziale che lo ha portato a chiudersi in se stesso, a covare una grande rabbia e un odio narcisistico che è venuto fuori nella estrema crudeltà con cui ha eseguito le uccisioni.