Milano, al Niguarda nasce SafeTeen: un modello di cura per adolescenti in crisi

Il Niguarda di Milano ha dato il via a un nuovo modello per curare gli adolescenti in crisi: SafeTeen è un programma in cui collaborano diversi specialisti per permettere ai giovani e alle famiglie di tornare ad una vita normale.

Dopo il covid il malessere psicologico ha continuato a crescere fra gli adolescenti italiani: patologie come ansia, depressione, autolesionismo sono ormai dei fenomeni in aumento. Per affrontare questa situazione, la Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Niguarda di Milano ha creato un approccio terapeutico chiamato SafeTeen pensato per i ragazzi e le famiglie. Il programma combina colloqui con neuropsichiatri, psicoterapia individuale e familiare, attività riabilitative così da coinvolgere l’intero nucleo familiare del giovane. Nei primi 18 mesi sono stati seguiti 20 ragazzi con risultati incoraggianti, meno episodi autolesivi e meno accessi in pronto soccorso.

Il progetto nasce grazie al sostegno economico dell’associazione ‘C’è da fare e Ets’ fondata da Paolo Kessisoglu e Silvia Rocchi che hanno finanziato l’iniziativa con oltre 100mila euro in due anni. L’obiettivo è creare un percorso di cura rapido e personalizzato capace di intervenire prima di una vera e propria crisi. Il modello si è già diffuso infatti è attivo anche al Bambino Gesù di Roma e all’Aulss 1 Dolomiti di Belluno.

«Gli interventi – commenta la coordinatrice Aglaia Vignoli – sono erogati da una équipe multidisciplinare integrata, composta da neuropsichiatri, psicologi e tecnici della riabilitazione psichiatrica, che è in grado di offrire tra le 70 e le 100 prestazioni all’anno per ciascun paziente, garantendo continuità assistenziale anche dopo il termine della fase intensiva. Nei primi 18 mesi di attività sono stati seguiti 16 adolescenti in alta intensità e 4 in media intensità; le prime evidenze mostrano che il progetto ha consentito di ridurre le azioni suicidarie dei ragazzi coinvolti, limitando anche gli accessi in Pronto Soccorso».