Dialetto milanese e i modi per mandare a quel paese

Quando i milanesi si arrabbiano sanno come mandare a quel paese il loro interlocutore, a volte in modo mascherato e non volgare. Una frase che può capitare di sentire nel capoluogo lombardo è ‘Ma va a ciappà i ratt’. Il ‘ciaparat’, l’acchiappa topi, indica un perditempo o qualcuno di particolarmente incapace. Chi si rivolge in questo modo a qualcuno lo sta invitando ad andare a perdere tempo da un’altra parte.

Altra tipica espressione meneghina per far girare alla larga chi vi infastidisce è ‘Va a Bagg a sonà l’orghen’, ovvero ‘vai a Baggio a suonare l’organo’. Esistono diverse interpretazioni di questo modo di dire. Infatti a Baggio, oggi un quartiere periferico di Milano, esisteva una chiesa parrocchiale fin dell’anno 1070. Nel 1800 venne deciso di ampliarla e per dotarla di un organo. Purtroppo i finanziamenti però finirono prima dell’acquisto dello strumento parrocchiale e, per non deludere i fedeli, si ricorse a un trucco: un pittore dipinse un bell’organo a canne su un muro interno della chiesa. Da qui il detto ‘suonare l’organo a Baggio’, ovvero andare a fare qualcosa di impossibile.

Altra ipotesi è che la chiesa di Baggio, dipendente da Milano, possedesse un organo che veniva però suonato solo dai maestri del conservatorio, inviati dalla città per le ricorrenze. Vista però la distanza da Milano, nessuno voleva andare a Baggio a suonare durante le festività ed essere destinati alla periferia veniva quasi considerata una punizione. Secondo questa ricostruzione ‘andare a suonare a Baggio’ fa riferimenti a un castigo, quasi un dispetto.