Perché Philadelphia è la città americana perfetta per un milanese

Philadelphia è come una galleria d’arte a cielo aperto, una città in cui ogni angolo racconta una storia. Situata in Pennsylvania, a pochi chilometri da New York e Washington, è un luogo vivo, vero, accessibile.Una città profondamente americana ma con tratti europei, ideale per un viaggiatore milanese che cerca un equilibrio tra cultura e concretezza.

Quello che segue non è solo un itinerario: è una mappa emotiva e culturale attraverso sei tappe imperdibili, ciascuna capace di offrire un’esperienza intensa.

1. The College of Physicians of Philadelphia & Mütter Museum – and Historical Medical Library

Un museo per menti curiose

Nel cuore della città, dietro un portone austero in stile neoclassico, si nasconde una delle collezioni mediche più affascinanti al mondo. Fondato nel 1787, Mütter Museum, parte del College of Physicians of Philadelphia, è una delle più antiche istituzioni mediche degli Stati Uniti. È il posto dove scienza e ossessione si incontrano, dove la bellezza del corpo umano si mostra nella sua forma più vulnerabile. Espone collezioni straordinarie di reperti anatomici, strumenti chirurgici antichi e corpi conservati in formalina, scheletri reali, crani deformati, organi malati, modelli in cera e testimonianze cliniche rare.

Conservati qui anche alcuni dei libri più antichi su scienza e medicina. All’esterno troverete un giardino con le erbe curative e farmaceutiche utilizzate anticamente.

Qui non troverai le classiche bacheche dei musei della scienza. Troverai invece:

Il cranio dell’uomo più alto del mondo, accanto a una teca che ospita il fegato di una donna tatuata.

Scheletri affetti da malattie rare, crani deformati e colonne vertebrali incurvate dall’ultima fase della tubercolosi.

• La “Soap Lady”, una donna morta nell’Ottocento il cui corpo è stato trasformato, per un processo naturale raro, in una sostanza cerosa chiamata adipocera.

Il colon gigante di 2,5 metri rimosso a un uomo affetto da megacolon congenito.

• Una sezione dedicata alle malformazioni congenite e ai gemelli siamesi, con modelli in cera di una delicatezza quasi poetica.

Oltre 150 crani umani raccolti dal medico viennese Hyrtl per confutare le teorie pseudoscientifiche della frenologia.

Molti oggetti raccontano anche la storia americana: come la costola di John Wilkes Booth, l’assassino di Lincoln, o gli strumenti chirurgici della Guerra Civile, che testimoniano quanto medicina e conflitti siano intrecciati.

È un museo che non giudica, ma invita a riflettere: sulla morte, sul dolore, sul corpo come archivio biologico e culturale. Per un milanese abituato alla razionalità dell’anatomia leonardesca e alla compostezza dei musei storici, il Mütter Museum è una scossa elettrica al pensiero.

2. Eastern State Penitentiary

Il carcere che ha inventato il concetto di “isolamento”

Entrare nell’Eastern State Penitentiary è come camminare dentro un quadro di Piranesi. Le celle sono spoglie, i corridoi lunghi e simmetrici, l’atmosfera sospesa tra passato e presente. Inaugurata nel 1829, fu la prima prigione moderna al mondo, ispirata all’idea – oggi considerata crudele – che la reclusione solitaria fosse terapeutica.

Ogni detenuto viveva in isolamento, con una Bibbia come unica compagnia. Non c’era contatto umano, nemmeno con le guardie: il cibo veniva passato attraverso piccole feritoie, i detenuti uscivano al cortile incappucciati per non incrociare altri sguardi.

Da visitare assolutamente:

• La cella di Al Capone, restaurata con arredi d’epoca: tappeti, radio, mobili in mogano. Un contrasto scioccante con la spartanità delle altre celle.

• Le mostre sulla giustizia penale moderna, con installazioni sull’incarcerazione di massa e le disuguaglianze razziali.

• I corridoi in rovina, che oggi sembrano gallerie d’arte decadente, fotografati da artisti e cineasti di tutto il mondo.

L’audioguida, narrata da Steve Buscemi, alterna dati storici a storie personali dei detenuti, rendendo la visita ancora più immersiva.

3. Philadelphia Museum of Art

Un Louvre americano, tra arte europea e visioni globali

Con la sua monumentale scalinata neoclassica e una collezione che abbraccia secoli e continenti, il Philadelphia Museum of Art è molto più di uno dei musei più grandi d’America. È un tempio della cultura accessibile, dove puoi passare da una Madonna quattrocentesca a una stanza zen giapponese senza cambiare piano.

Highlights da non perdere:

• La collezione impressionista e post-impressionista, con opere di Monet, Cézanne, Degas, Van Gogh e Renoir.

• Il Japanese Teahouse, trasportato interamente da Kyoto: un esempio di architettura zen immersiva, dove si percepisce il silenzio come elemento compositivo.

• Le sale dedicate a Marcel Duchamp, tra le più complete al mondo. C’è anche “Étant donnés”, l’enigmatica installazione che il Dadaista ha preparato segretamente per vent’anni.

• L’arte americana dell’Ottocento e primo Novecento, ideale per comprendere lo spirito pionieristico e visionario degli Stati Uniti.

Il museo è anche uno dei più aperti alla sperimentazione: ogni settimana si tengono concerti, proiezioni, incontri con artisti. Per un visitatore milanese, è un po’ come entrare alla Triennale, ma moltiplicata per dieci.

4. Rodin Museum

Un angolo di Parigi nel cuore della Pennsylvania

A pochi passi dal Philadelphia Museum of Art, e sempre parte dello stesso complesso, il Rodin Museum ospita la più vasta collezione al mondo di opere di Auguste Rodin fuori dalla Francia. Il giardino stesso è una scultura vivente, dove “Il Pensatore” ti accoglie con la sua inquietudine.

All’interno trovi:

• “Le Porte dell’Inferno”, un’opera monumentale che ispirò direttamente molte delle sculture successive di Rodin.

• “Il Bacio”, nella sua versione più sensuale e meno accademica.

• Bozzetti, modelli preparatori e frammenti che mostrano il processo creativo dello scultore.

L’ambiente intimo del museo – piccole sale, luce naturale, didascalie essenziali – crea un’esperienza contemplativa, molto diversa dalla frenesia dei grandi musei. Un luogo perfetto per i milanesi che amano Brera, ma anche per chi cerca una pausa visiva e mentale.

5. Statua di Rocky & i “Rocky Steps”

La maratona popolare più corta del mondo

Se esiste un monumento che unisce la cultura popolare e l’identità cittadina, è la statua di Rocky Balboa ai piedi della scalinata del Philadelphia Museum of Art. Regalata alla città da Sylvester Stallone nel 1982, dopo le riprese di Rocky III, è diventata un punto di riferimento emotivo per turisti e locali.

Ogni giorno decine di persone si mettono in posa con i pugni al cielo. Molti corrono (o arrancano) su per i 72 gradini, imitando la celebre scena dell’allenamento.

Ma questa statua non è solo marketing: rappresenta il cuore operaio e combattivo della città, la sua voglia di riscatto, il suo spirito comunitario. Per i milanesi – gente concreta, abituata a pedalare anche sotto la pioggia – è un simbolo che parla chiaro.

6. Liberty Bell & Independence Hall

Qui è nata l’America

Chiudiamo con la storia. Quella vera, con la “s” maiuscola. Il Liberty Bell Center, nella Old City, ospita una delle reliquie civili più importanti degli Stati Uniti: la campana della libertà, simbolo dell’indipendenza americana e più tardi dei movimenti per i diritti civili.

La crepa che l’ha resa famosa è oggi interpretata come metafora della democrazia imperfetta ma in evoluzione.

Poco più in là c’è l’Independence Hall, dichiarato Patrimonio dell’Umanità Unesco: il luogo dove fu firmata la Dichiarazione d’Indipendenza nel 1776 e dove venne elaborata la Costituzione americana.

Le visite guidate (gratuite, ma su prenotazione) portano all’interno della Sala dell’Assemblea, con i mobili originali dell’epoca, i ritratti di Franklin e Washington, e uno storytelling appassionato.

È una parte di storia che si sente, più che si osserva. E per un italiano – per un milanese cresciuto a pane e Risorgimento – è impossibile non fare paragoni, riflessioni, domande.