Dopo il Leoncavallo tocca alla Fornace: chiesto lo sgombero del centro sociale a Rho

A qualche settimana dallo sfratto del Leoncavallo, adesso tocca alla Fornace di Rho. Dopo il primo sollecito nel 2018 non andato a buon fine, è stato chiesto lo sgombero del centro sociale .

L’attenzione torna a concentrarsi sui centri sociali nell’area di Milano. A Rho infatti il collettivo Sos Fornace ha dichiarato tramite nota: «Da quanto abbiamo appreso, Eni, proprietaria dell’area di via Risorgimento 18 attuale sede del centro sociale, ha chiesto lo sgombero di Fornace con un’istanza di sequestro preventivo dell’immobile nei giorni successivi allo sgombero del Leoncavallo. Si tratta della seconda istanza presentata nell’ultimo anno – la prima non è stata accolta – durante il quale la multinazionale di stato ha intensificato gli sforzi per rientrare in possesso dell’ex deposito che occupiamo dal 2018». Gli attivisti della Fornace hanno affermato di volersi opporre allo sgombero e di voler organizzare un’assemblea pubblica per discutere dei prossimi passi: «Da via Risorgimento non ce ne andiamo, qui siamo e qui rimaniamo. Non resteremo in silenzio – scrivono – . È da vent’anni che difendiamo con i denti il nostro territorio, la nostra città e il nostro spazio. Non ci riusciranno neanche questa volta».

Il centro sociale Sos Fornace, acronimo di Spazio occupato San Martino, nasce nel 2005 con l’occupazione di uno stabile situato in via San Martino a Rho. Dopo lo sgombero del 2011, gli attivisti si sono spostati in via della Moscova a Milano, che sono stati costretti a lasciare, per poi occupare l’edificio abbandonato in via Risorgimento nel 2018.