Milano, i misteri e le leggende del Parco del Castello

Dietro l’angolo – La rubrica
Il Parco del Castello Sforzesco, luogo amato dai milanesi di oggi, un tempo è stato teatro di cacce, punizioni crudeli e apparizioni misteriose.

Nel 1300, al posto dei sentieri alberati, si stendeva la piazza d’armi e il parco dei Visconti, dove i signori di Milano andavano a caccia. Si racconta che Bernabò Visconti, noto per il carattere feroce, un giorno sorprese un soldato intento a prendere la mira su una lepre. Quando gli chiese perché chiudesse un occhio, l’uomo rispose che così prendeva meglio la mira. Bernabò Visconti, geloso della propria selvaggina e poco incline a ironie, ordinò che gli fosse cavato ‘l’occhio superfluo’: a lui, disse, che ‘le cose superflue non piacevano’.
Nacque così una delle più antiche leggende legate al Castello.

Ma non tutte le storie del parco hanno tinte così cupe. A pochi passi dal fossato si trova il ponte delle Sirenette, inaugurato nel 1842 e oggi adagiato sul ruscello del Parco Sempione. In origine attraversava il Naviglio di via San Damiano e su ognuno dei piloni alle estremità venne posta una sirena con un remo in mano. È proprio alle quattro figure in ghisa che lo decorano che il ponte deve il suo soprannome: visto il materiale inusuale, i milanesi le battezzarono affettuosamente ‘le Sorelle Ghisini’.

Più inquietante, invece, è la leggenda della donna velata del Parco, una figura vestita di nero che, a inizio ‘900, si aggirava tra i viali dopo il tramonto. Si racconta che apparisse all’improvviso, avvolta in un velo, e prendesse per mano i giovani che si avventuravano da soli. Li conduceva in una villa elegante, nascosta tra gli alberi, dove tutto era immerso nel silenzio. Solo a letto, quando qualcuno osava toglierle la maschera, la verità veniva svelata: la donna non aveva volto, ma un teschio scarnificato. Chi l’aveva vista, giurava di non aver più ritrovato quella casa. Forse un’allucinazione, forse un racconto nato per spaventare gli amanti che si attardavano tra le siepi: sta di fatto che, da allora, la ‘dama nera del Parco’ è entrata a pieno titolo tra i fantasmi di Milano.

Nel parco sorge anche una fontanella la cui acqua si diceva avesse lievi virtù solforose e diuretiche. Attorno a quella fonte, si radunavano abitualmente milanesi dallo stomaco sensibile e dal carattere acceso, dando vita a una sorta di Hyde Park Corner meneghino dove il dibattito era animato non solo dallo spirito civico, ma forse anche dall’effetto “liberatorio’ di quell’acqua miracolosa.

‘Dietro l’angolo’ è la rubrica de Il Gazzettino Metropolitano che racconta storie, curiosità e segreti nascosti di Milano e del suo hinterland, per scoprire angoli insoliti della città.