Milano sotterranea: viaggio nell’Albergo Diurno Venezia

Dietro l’angolo
Sotto piazza Oberdan a Milano, tra i binari della metropolitana e il traffico di corso Buenos Aires, si nasconde uno dei luoghi più affascinanti e poco conosciuti di Milano: l’Albergo Diurno Venezia.
Realizzato tra il 1923 e il 1925 e inaugurato il 18 gennaio 1926, rappresenta uno straordinario esempio di architettura tra Liberty e Art Déco, progettato, in parte, dall’architetto Piero Portaluppi.

Con i suoi 88 metri di lunghezza e 1.200 metri quadrati di superficie, il Diurno fu concepito come un moderno centro servizi per viaggiatori e cittadini: un luogo dove potersi lavare, radere, fare il bagno, affidarsi a barbieri, manicure, fotografi o agenzie di viaggio. Un vero tempio dell’igiene e della modernità urbana, pensato per una Milano in pieno sviluppo, la ‘grande Milano’ del primo Novecento.

Un sotterraneo elegante e funzionale
L’Albergo Diurno era diviso in due zone principali. Le terme, con bagni di lusso e docce accessibili da due corridoi paralleli, e il salone degli artigiani, verso corso Buenos Aires, dove lavoravano barbieri, estetisti e artigiani.Al centro del percorso termale si trova ancora oggi la fontana con la statua bronzea di Igea, dea della salute, opera dello scultore Luigi Fabris. Le decorazioni, gli arredi originali e l’atmosfera raffinata testimoniano l’attenzione al dettaglio tipica del gusto dell’epoca e la mano di Portaluppi, che contribuì a definire l’identità visiva del luogo.

Dall’abbandono al recupero
Dopo decenni di attività, il Diurno cominciò a svuotarsi negli anni Ottanta: la parte termale venne chiusa nel 1985, e negli anni successivi gli artigiani abbandonarono progressivamente gli spazi. L’ultimo barbiere lasciò nel 2006, segnando la fine di un’epoca. Nel 2014 il Comune di Milano ha affidato la gestione temporanea dell’Albergo Diurno al Fai, Fondo per l’ambiente italiano, che ne ha promosso l’apertura straordinaria e avviato un articolato progetto di ricerca e valorizzazione in collaborazione con l’Università Statale e il Politecnico di Milano.
L’obiettivo: costruire una conoscenza approfondita del bene, per guidarne un restauro consapevole e sostenibile. Da questo lavoro è nato il volume “Albergo Diurno Venezia. Storia, architettura e memoria nel sottosuolo di Milano” (Effigi, 2024), a cura di Lucia Borromeo Dina, Emanuela Scarpellini, Stefano Della Torre e Roberto Dulio.

Un futuro tra memoria e innovazione
Nel 2021 il Ministero della Cultura ha annunciato la futura trasformazione dell’Albergo Diurno Venezia in sede del Museo Nazionale di Arte Digitale (Mad), con un investimento di sei milioni di euro e l’obiettivo di completare i lavori entro il 2026.
La direzione del museo è stata affidata a Ilaria Bonacossa, già curatrice e direttrice di importanti istituzioni d’arte contemporanea.In attesa del restauro, il Diurno continua a vivere grazie alle visite guidate organizzate dal Fai e agli eventi che ne raccontano la storia.