All’Ospedale Niguarda di Milano si lavora senza sosta per rispettare le scadenze imposte dai Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026. L’obiettivo è consegnare in tempo le nuove strutture che renderanno l’ospedale uno dei poli sanitari di riferimento durante l’evento.
Sul tavolo ci sono 3 interventi principali. Il primo riguarda la realizzazione di un reparto olimpico da 20 posti letto destinato alla cosiddetta family olimpica (atleti, membri dei team, dirigenti, diplomatici e ospiti istituzionali) che potranno contare su spazi riservati e percorsi di cura dedicati. Il secondo cantiere interessa il padiglione 13, destinato a diventare una control room regionale, cioè un centro operativo per il coordinamento dell’assistenza sanitaria in tutta la Lombardia durante i Giochi. Il terzo, e più significativo, riguarda invece il pronto soccorso, oggetto di una ristrutturazione e di un ampliamento profondo, pensato per riorganizzare gli spazi e migliorare la gestione delle emergenze.Ma l’impegno non si limita ai lavori olimpici.
«Oggi al Niguarda sono attivi circa 40 cantieri – ha spiegato Alberto Zoli, direttore generale dell’ospedale e medical care manager per la Lombardia dei Giochi – molti dei quali finanziati non solo per l’evento, ma anche grazie al Pnrr e al piano nazionale complementare. L’obiettivo non è solo arrivare pronti a febbraio, ma costruire una vera e propria legacy, un’eredità duratura per la sanità lombarda».
Questa eredità si traduce in un miglioramento concreto della qualità dell’assistenza. Al centro della trasformazione c’è la nuova organizzazione del pronto soccorso, ispirata ai modelli londinesi: un sistema che separa i percorsi in base alla gravità dei casi per ridurre tempi di attesa e congestioni. Il modello prevede aree dedicate per le emergenze più gravi, per i pazienti urgenti ma non da ricovero, per chi necessita di interventi rapidi e per i cosiddetti codici minori, cioè coloro che hanno bisogno di cure non urgenti e potranno accedere a spazi specifici senza pesare sulla rete d’urgenza.
«È un sistema nuovo nel panorama italiano – ha commentato Filippo Galbiati, direttore della Medicina d’urgenza e del pronto soccorso del Niguarda – e i risultati iniziano già a farsi vedere. L’obiettivo è evitare le attese infinite, ridurre i tempi di ricovero e soprattutto dire addio alle barelle nei corridoi».


