Chiara Ferragni è comparsa ieri per la prima volta davanti al tribunale di Milano, dove si è svolta la seconda udienza predibattimentale del procedimento che la vede imputata, insieme ad altri due coindagati, per truffa aggravata in relazione ai casi di presunta pubblicità ingannevole legati al Pandoro Pink Christmas e alle uova di Pasqua a suo nome.
L’imprenditrice digitale, accompagnata dai suoi legali Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, ha scelto di affrontare il processo con rito abbreviato, la formula che prevede il giudizio sulla base degli atti e a porte chiuse, per dimostrare la propria estraneità alle accuse. La decisione sarà formalizzata nella prossima udienza, fissata per il 25 novembre.
All’ingresso del Palazzo di Giustizia, Ferragni ha ringraziato i giornalisti presenti e ha rilasciato una breve dichiarazione: «È una fase sicuramente difficile della mia vita e penso mi capirete se non mi sento di fare ulteriori dichiarazioni, però grazie di essere qua e andiamo avanti».
Nel procedimento, due soggetti che avevano chiesto di costituirsi parte civile, una donna di 76 anni che aveva acquistato alcuni pandori e l’associazione Adicu, hanno ritirato la propria istanza dopo aver raggiunto accordi di risarcimento extragiudiziale. La donna, secondo quanto riferito, devolverà la somma ricevuta in beneficenza. È rimasta invece la Casa del Consumatore, che non ha accettato una proposta di transazione da 5mila euro, rifiutando il risarcimento economico e chiedendo invece che Ferragni realizzi uno o due video social per promuovere un’app dedicata alla tutela dei consumatori.
Sarà ora il giudice Ilio Mannucci Pacini a decidere se ammettere l’associazione come parte civile. Nel processo figurano come coimputati Fabio Damato, ex collaboratore della Ferragni, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID, azienda produttrice delle uova di Pasqua. La Procura di Milano, con il coordinamento del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Cristian Barilli, contesta all’imprenditrice di aver tratto presunti profitti indebiti per circa 2,2 milioni di euro tra il 2021 e il 2022, legati alla vendita di prodotti presentati come iniziative solidali, ma nei quali il prezzo di vendita non avrebbe incluso la quota di beneficenza.
La difesa sostiene invece che Ferragni non abbia commesso alcun reato, ricordando che la vicenda amministrativa si è già conclusa e che l’imprenditrice ha effettuato donazioni per un totale di 3,4 milioni di euro. Il Codacons, dopo un accordo con la stessa Ferragni, ha ritirato la propria denuncia. Il processo proseguirà con le udienze del 25 novembre e del 19 dicembre, mentre la sentenza è attesa per gennaio 2026.


