Milano, nasce Alcione4Special: il calcio per persone con disabilità

L’associazione Alcione ha creato un nuovo modo di fare il calcio: persone con disabilità potranno giocare a questo sport allenandosi, partecipando a partite e vincendo. Non si tratta soltanto di un modo per favorire l’inclusione, ma per normalizzare una realtà che esiste.

Il nuovo progetto di Alcione Milano è dedicato ai ragazzi con disabilità e permetterà a loro di giocare al calcio nel campionato di Dcps che sarebbe la divisione calcio paralimpica e sperimentale della Figc. L’idea di questa squadra nasce per creare un nuovo modo di vivere il calcio, i ragazzi che faranno parte del progetto dovranno infatti prendere parte agli allenamenti settimanali e giocare le partite ufficiali ogni 14 giorni. I protagonisti di Alcione for special saranno perlopiù ragazzi con delle fragilità neurocognitive, che diventeranno non più spettatori ma protagonisti del loro sport preferito. Si tratta di un modo per avvicinare i ragazzi allo sport ma soprattutto abbattere le barriere presenti. Fondamentale il sostegno del Lions club di Milano guidato da Carla de Albertis, presidente e madrina del progetto che ha affermato: «Abbiamo subito abbracciato e sostenuto con entusiasmo il progetto Alcione for Special in quanto è esempio di come lo sport sia potente strumento di inclusione, integrazione, e crescita personale e sociale, oltre che di valorizzazione delle competenze di ognuno e di sviluppo dell’autostima»

Alla conferenza stampa a palazzo Lombardia hanno preso parte il ministro per le disabilità Alessandra Locatelli, il presidente della regione Attilio fontana, il presidente di Alcione for special Serena Bortolini, il presidente Lions club Milano missione sport Carla de Albertis e Nicolò Rovella, calciatore nel club Orange. Serena Bortolini ha spiegato come è nata l’idea: «Ho avuto l’occasione di toccare con mano quanto possono restituire quando vengono messi nelle condizioni giuste: un ragazzo con sindrome di Asperger un giorno non mi fece entrare allo stadio perché non ero in lista e poche settimane dopo, a teatro, mi abbracciò con una naturalezza che parlava di fiducia. La fragilità non è la loro: è il rifiuto che incontrano. Con questa squadra vogliamo trasmettere un messaggio chiaro e forte: lo sport non è selezione ma possibilità. È tempo che tutti giochino la propria partita perché il calcio, quando è davvero uno strumento sociale, non include per gentile concessione. Include perché è giusto».