Festeggiare il Capodanno nel mondo

Il Capodanno è una delle festività più attese dagli italiani. Non è soltanto un’occasione per stare insieme e condividere ricordi, ma anche un tempo sospeso in cui si tirano le somme dell’anno passato e si prova a immaginare quello che verrà. Eppure la data del 31 dicembre non è casuale, è una scelta storica, politica e astronomica.

L’origine risale al 46 a.C., quando Giulio Cesare riformò il calendario romano stabilendo che l’anno iniziasse l’1 gennaio, mese dedicato a Giano, dio capace di guardare al passato e al futuro. Allontanandosi dal calendario occidentale, però, il Capodanno assume forme e significati diversi. In Cina l’anno comincia con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno: qui il tempo non è una linea retta, ma un ciclo che si ripete: il Capodanno diventa un rito di riequilibrio, in cui dalle case vengono scacciati gli spiriti negativi.

In Etiopia il Capodanno, chiamato Enkutatash, cade l’11 settembre. Il calendario etiope conta tredici mesi e il nuovo anno coincide con la fine della stagione delle piogge. Anche le tradizioni raccontano molto del modo in cui ogni cultura si pone nei confronti del futuro. In Italia il Capodanno è fatto di lenticchie, indumenti rossi e brindisi di mezzanotte: un modo per augurarsi abbondanza e prosperità. Accanto ai rituali più noti ci sono usanze meno diffuse, come buttare via un oggetto vecchio o entrare in casa con il piede destro, come se l’anno fosse una soglia da attraversare.

In Giappone le campane suonano 108 volte per liberare l’uomo dai desideri che generano sofferenza. In Scozia si pratica il first footing: la prima persona che varca la soglia dopo mezzanotte determina la fortuna dell’anno. In Sudamerica si bruciano fantocci, mentre in Danimarca si rompono piatti davanti alle case degli amici: più cocci si trovano, più si è amati.