Biopiattaforma, arriva il Rab

Che il termovalorizzatore di Sesto si trasformerà in una Biopiattaforma è ormai
noto a tutti. Secondo il cronoprogramma, entro gennaio 2021 dovrebbero partire i
lavori che trasformano l’attuale impianto in una struttura che utilizza la frazione
umida e i fanghi da depurazione per produrre biometano. Sarebbe il primo impianto di questo tipo in Italia.

«La struttura attuale – puntualizza Marco Cipriano, amministratore unico di Core – rimarrà in funzione fino all’ultimo giorno utile, ossia fino a quando non verrà costruita la Biopiattaforma. Sappiamo che il termovalorizzatore è destinato a un ‘fine vita’ e
vogliamo rispondere con un progetto ambizioso e sostenibile, insieme a Cap». Secondo i dati del Gruppo, che in città ha in appalto anche la gestione dell’acqua, «rispetto al termovalorizzatore attualmente in funzione è prevista una drastica riduzione dei fumi e delle emissioni dannose (meno 76 per cento) e l’annullamento delle emissioni climalteranti». Ma la vera novità del progetto è il percorso di partecipazione cittadina che lo accompagna. «Già nella prima fase appena conclusa abbiamo chiamato i comitati e i privati cittadini a lavorare in gruppi per segnalare dubbi, domande e presentarci richieste precise, che abbiamo raccolto in un dossier con le rispettive risposte», spiega Alessandro Russo, presidente di Gruppo Cap.

«Nel bando di gara per scegliere la società che si occupa del progetto – aggiunge – abbiamo tenuto conto delle osservazioni presentate dai cittadini e le abbiamo inserite
nelle condizioni. È un bando 80/20, nel quale non vince l’offerta economica più bassa ma chi fa la proposta tecnica migliore». Per questa seconda fase di consultazione cittadina si costituiranno i Rab (Consiglio consuntivo della comunità locale), un
gruppo di circa 10 cittadini che da settembre si occuperà di seguire tutte le fasi della progettazione e realizzazione dell’impianto. Intanto, a fine giugno, è previsto un incontro in città con esponenti dei Rab di altre città italiane che hanno adottato lo stesso percorso partecipativo.

di Noemi Tediosi