Nikolas Lucchini, l’aquila randagia di Cinisello

Essere scout ai tempi del fascismo. Decidere di non piegarsi alle Leggi fascistissime che stabilivano la chiusura della loro associazione ma ribellarsi con coraggio alla violenza del fascio. È una pagina di storia dimenticata quella che il regista Gianni Aureli racconta nel suo film ‘Aquile Randagie’.

La pellicola, uscita nelle sale il 30 settembre, ha letteralmente sbancato al botteghino: con un incasso di 96mila euro e 15mila spettatori, si assesta dietro solo al nuovo di Tarantino ‘C’era una volta… a Hollywood’.

Nel Nordmilano è proiettato al Cinema Pax di Cinisello Balsamo e nella sala del Rondinella a Sesto, mentre a Milano città viene ospitato al Beltrade, al Cinema Orizzonte, al Centrale e al Palestrina.

E tra i protagonisti del film c’è anche un attore Cinisellese di 27 anni, Nikolas Lucchini. Nel lungometraggio Lucchini interpreta la giovane Aquila Raimondo Bertoletti, nome di battaglia Tulin de l’oli.

Come sei arrivato a recitare in questo film?

Sembra incredibile, ma ho trovato il casting grazie a un annuncio su Facebook. Questo è stato il primo film in cui ho lavorato (prima ho fatto musical e teatro) ed è stata un’esperienza unica. Nei sei mesi di riprese abbiamo girato a Pavia, a Milano e in Val Codera.

Cosa ti ha colpito di più in questa esperienza?

Se dovessi buttarla sul ridere, ti direi che l’esperienza più forte che ho provato girando è stata prendere un elicottero per la prima volta nella mia vita. Ma più seriamente mi hanno segnato le testimonianze ascoltate in Val Codera dagli eredi delle Aquile Randagie, che hanno capovolto un po’ il mio punto di vista sullo scautismo.

Qual era prima la tua idea dei ragazzi e ragazze Scout?

Sicuramente era una prospettiva molto stereotipata. Vedevo gli Scout in oratorio ma non sapevo che avessero un così grosso ‘tema di fondo’, ossia il principio supremo di stare vicino e aiutare chiunque, senza alcun pregiudizio verso nessuno.

Dove emerge questo aspetto nel film?

Le Aquile Randagie nel periodo della dittatura fascista attraversarono il confine con la Svizzera passando da sentieri che conoscevano solo loro. Lo facevano per portare in salvo famiglie ebree e rifugiati politici, rischiando la vita. Ma durante la Resistenza hanno portato in salvo anche alcuni esponenti del fascismo, che in Italia sarebbero stati uccisi e in Svizzera invece avrebbero affrontato un processo per i loro crimini. In questi viaggi hanno salvato oltre 2mila persone. Sono contento che con questo film anche altri potranno conoscere un movimento così importante

¢¢