Sesto: tre gruppi di cittadini chiedono di non approvare il progetto della Biopiattaforma

Alcuni gruppi di cittadini sestesi hanno chiesto a Città Metropolitana di non approvare il progetto della Biopiattaforma che trasformerà il termovalorizzatore di via Manin a Sesto San Giovanni e il depuratore adiacente in una biopiattaforma dedicata all’economia circolare.

L’impianto sarà carbon neutral (a zero emissioni di CO2) e in grado di impiegare i fanghi di depurazione e la frazione umida dei rifiuti per produrre biometano, energia pulita ed eco-fertilizzanti. Il progetto (gestito dal Comune di Sesto, Gruppo Cap e Core) va avanti ormai da tempo ed è giunto qualche mese fa alle sue fasi finali, integrando le istanze della cittadinanza emerse dal percorso partecipativo BiopiattaformaLab che ha preso vita già a novembre 2018.

Nonostante il percorso di BiopiattaformaLab, il comitato popolare Descantes, l’Unione Inquilini e il gruppo SeSto Male hanno inviato alla città metropolitana le loro osservazioni sintetizzate in 7 punti:

«Sesto e la zona in cui si costruirà il nuovo inceneritore sono già fortemente compromesse da un diffuso inquinamento di metalli pesanti, PCB e diossine, le acque hanno contaminazioni da nitrati, metalli, idrocarburi e altro…(dalla relazione del Ministero dell’Ambiente) Le acque sotterranee presentano un diffuso inquinamento da solventi clorurati…(dalla relazione Direzione Regionale Ambiente). Attraversano Sesto 220.000 veicoli al giorno, 75.000 tra le 7,30 e le 10,30…(dalle rilevazioni del Comune di Sesto per il piano del traffico)».

«Le emissioni del nuovo forno si sommeranno agli inquinanti già presenti in quantità nel terreno, tra i quali diossine e metalli pesanti».

«Vicino al camino del forno ci sono case, asili, scuole, parchi e aree sportive. Diverse migliaia di persone abitano intorno al forno».

«Per gli abitanti di Sesto vi è un aumentato rischio per diversi tumori e maggiori ricoveri ospedalieri rispetto agli altri residenti in Lombardia…(dall’annuario 2019 dell’Istituto Superiore di Sanità)».

«Non è giusto confrontare le emissioni del nuovo forno inceneritore con quelle dell’attuale per ricavarne note positive. Quando si chiuderà l’attuale forno, che avrebbe dovuto avvenire l’anno scorso e ora è prorogata a marzo 2021, le sue emissioni non ci saranno più. Le nuove emissioni inquinanti del nuovo forno  andranno quindi a peggiorare aria e territorio».

«La riduzione, il recupero e lo smaltimento dei fanghi può avvenire senza incenerimento, usando tecnologie diverse. Così avviene in modo consolidato in molti paesi europei e lo stesso costruttore del nuovo forno già le usa in altri suoi impianti».

«Con la riorganizzazione dell’area e le attività alternative andrà mantenuta l’occupazione degli attuali dipendenti».

Con queste osservazioni si è chiesto alla Città Metropolitana di non approvare il progetto.