Cusano, Vincenzo Auriemma è il nuovo presidente della protezione civile

Ha iniziato a militare nella protezione civile di Cusano Milanino 15 anni fa e oggi raccoglie ogni frutto del suo lavoro da volontario. Vincenzo Auriemma è il nuovo presidente del gruppo cusanese, subentrato a Walter Falavigna. Il primo compito ufficiale come neo presidente è stato partecipare come rappresentante istituzionale alla messa del giovedì santo.

Dal 2005, Vincenzo ha ricoperto le cariche di caposquadra e di segretario. Questo nuovo ruolo arriva al compimento del suo 70esimo anno di età, a coronare un percorso sempre vissuto con dedizione.

«Onorerò questa carica per i prossimi 3 anni, fino alle prossime votazioni, poi si vedrà – racconta Auriemma -. Perché il regolamento prevede che si possa ricoprire il ruolo di volontariato fino ai 70 anni. Sono da sempre disponibile per qualsiasi tipo di intervento, con spirito altruistico. Fare il volontario mi ha aiutato moltissimo a superare un problema di salute che ho avuto tre anni fa». 

Con il passare degli anni, Vincenzo è diventato una figura di riferimento per il gruppo e per i cittadini. Sempre presente a ogni manifestazione e in prima linea a ogni emergenza, dal disastro di Dervio alla pandemia in corso. Poche parole, riservatezza e tanta concretezza; ha fatto di solidarietà, affidabilità e altruismo i suoi valori fondamentali, evitando sempre di attirare l’attenzione su di sé.

Grande appassionato di fotografia e di natura, con gli anni si è perfezionato nelle riproduzioni di paesaggi e di ritratti e ha messo anche questo suo hobby a disposizione della protezione civile. Nel tempo è diventato il fotografo ufficiale del gruppo, e responsabile di tutto il settore di documentazione fotografica comunale e sovracomunale.

«Quella di presidente era una carica che gli spettava, per anzianità ma non solo – sottolinea il coordinatore Loris Munizza -. In particolare per quanto ha fatto in 15 anni a Cusano. Vincenzo è un volontario esemplare, che si è distinto per l’amore e la passione verso la divisa che indossa, e che non si è tolto nemmeno nel momento della malattia. È un esempio da seguire anche per i più giovani».