Covid, due dottoresse del Galeazzi spiegano gli effetti della terapia con staminali

Alcuni studi clinici dimostrano l’efficacia delle cellule staminali mesenchimali nei pazienti Covid. A fare chiarezza sull’argomento sono due dottoresse dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. Laura de Girolamo, responsabile del laboratorio di Biotecnologie ortopediche e la dottoressa Francesca Libonati, ricercatrice del laboratorio di Biotecnologie ortopediche, spiegano gli effetti del coronavirus sull’organismo e fanno chiarezza sul ruolo delle Cellule Staminali Mesenchimali nel trattamento terapeutico del paziente malato. 

«Le cellule staminali mesenchimali (Msc) – spiega la dottoressa Libonati – sono note per la loro capacità immunomodulatoria che, a differenza del farmaco la cui azione dipende dalle dosi a cui viene somministrato, si autoregola in base all’ambiente in cui queste cellule vengono utilizzate. 

Le Msc iniettate nel paziente per via endovenosa, a oggi ritenuta la via di somministrazione più adeguata e meno invasiva, si accumulano nei polmoni, determinando un’alta concentrazione direttamente nel sito dell’infiammazione dove potrebbero migliorare il microambiente polmonare. 

Si ritiene che le MSC inibiscano l’iper-attivazione della risposta immunitaria del paziente contro il virus, favorendo la transizione da un ambiente pro-infiammatorio ad un ambiente rigenerativo. 

Esse attenuerebbero la ‘tempesta di citochine’ e l’attivazione eccessiva delle cellule del sistema immunitario, promuovendo l’abbassamento dei livelli sanguigni di fattori pro-infiammatori e bloccando il richiamo di cellule immunitarie nel polmone, tramite il rilascio di fattori antinfiammatori o anche tramite biomolecole racchiuse in vescicole di trasporto che possono agire anche a distanza su altri organi». 

Le terapie basate su Msc, soprattutto in Europa, utilizzano cellule autologhe (ovvero del paziente stesso) del midollo osseo o del tessuto adiposo. 

«Tuttavia – continua Libonati – considerando che il processo di isolamento, coltura ed espansione in vitro e caratterizzazione delle Msc richiede in genere settimane, questo ridurrebbe la fattibilità di tale approccio terapeutico nei casi di pazienti Covid che necessitano di cure immediate. 

Conseguentemente, Msc come quelle derivanti dal cordone ombelicale (Uc-Msc) consentirebbero un trattamento tempestivo del paziente, intervenendo quindi quando la risposta immunitaria anomala è ancora reversibile. 

Pertanto, la possibilità di avere stock crioconservati di Uc-Msc, che mantengano il loro e siano pronte all’uso immediato, è certamente una strategia praticabile ed efficace nei trattamenti terapeutici contro malattie acute a insorgenza rapida come il covid-19 . 

Gli effetti positivi delle terapie con Uc-Msc sono stati evidenziati in diversi studi clinici su pazienti Covid-19 con sintomatologia grave che non rispondevano a terapie convenzionali. La somministrazione di 3 dosi contenenti 50 milioni di cellule Uc-Msc hanno mostrato i primi segni di efficacia dopo la prima iniezione stabilizzando i parametri vitali e la disfunzione d’organo. 

Dopo 2 giorni dall’ultima dose i pazienti sono stati trasferiti dalla terapia intensiva ai normali reparti risultando inoltre negativi per il Covid-19 nei tamponi di controllo».