Paderno, sequestrarono un corriere dopo una rapina a mano armata: anche l’autista era complice

carabinieri notturna

Hanno dell’incredibile gli sviluppi delle indagini dei carabinieri relative a una rapina a mano armata nei confronti di un corriere, ritrovato abbandonato nei pressi di Paderno Dugnano dopo essere stato anche sequestrato.

Ipotesi di reato per cui, lo scorso ottobre, i militari avevano dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare (4 in carcere e 1 ai domiciliari) nei confronti di cinque italiani, già con precedenti per reati contro il patrimonio. I cinque erano ritenuti responsabili, a vario titolo, di sequestro di persona, rapina a mano armata e ricettazione.

I fatti risalgono al maggio 2020: un corriere dopo aver prelevato un rimorchio con un camion in provincia di Bergamo, era stato obbligato a fermare la marcia dall’intervento di un Suv di colore arancione all’altezza dello svincolo autostradale, in direzione Milano. Mentre uno dei malviventi, armato di pistola, saliva sul camion, i due complici a bordo dell’autovettura avevano portato la vittima fino a Cinisello Balsamo, in una strada nelle vicinanze di via Fulvio Testi, dove avevano staccato il rimorchio per caricarlo su un altro autoarticolato. La vittima era stata poi abbandonata dai malfattori a Paderno Dugnano, e lì rintracciata dalla pattuglia dei carabinieri, intervenuti sul posto grazie alla richiesta d’intervento da parte di alcuni cittadini che si erano accorti delle richieste di aiuto della vittima.

A seguito degli sviluppi delle indagini, però, non esiste alcuna vittima: il corriere stesso, infatti, era complice nella finta rapina e, nei piani della banda, avrebbe avuto una parte della merce rubata. Il lavoro dei carabinieri ha infatti permesso di scoprire che l’autista del camion era in contatto non diretto con i 5 malfattori precedentemente arrestati: attraverso un suo parente avrebbe comunicato con i presunti sequestratori per ricevere una parte della merce rubata (poi recuperata dai militari). Una finta rapina dunque, organizzata al minimo dettaglio, al punto che l’autista era stato ritrovato legato con le fascette al volante dopo aver espletato sul posto anche alcuni bisogni fisiliogici, per simulare fino in fondo di essere stato sequestrato.

La banda non aveva però tenuto conto del minuzioso lavoro dei carabinieri, che sono riusciti a ricostruire l’intera vicenda fin dal principio, nonostante l’assenza del contatto ufficiale tra l’autista e gli altri 5 soggetti precedentemente fermati. A ‘tradire’ l’uomo sono stati gli interrogatori successivi agli arresti, che hanno dimostrato come, in realtà, faceva parte lui stesso del piano. La chiave della vicenda, infatti, sono stati i capi d’accusa contestati ai 5 fermati, che con questi sviluppi si ribaltano a loro vantaggio: decade infatti nei confronti dei 5 l’accusa di rapina, di porto d’arma e di squestro di persona, nei loro confronti si procederà solo per furto aggravato in concorso, stesso capo d’indagine in cui ora rientra anche l’autista del mezzo. Resta ancora valida, invece, per uno di loro l’accusa di ricettazione.