Scomparso il filosofo Salvatore Veca: «Milano perde una delle intelligenze più vivide»

salvatore veca

Si è spento giovedì 7 ottobre, all’età di 77 anni, il filosofo Salvatore Veca. Nato a Roma nel 1943, Veca si laurea in Filosofia all’Università degli studi di Milano nel 1966, lavorando con Enzo Paci e Ludovico Geymonat.

Nel corso della sua carriera accademica ha insegnato all’università di Bologna, Firenze e Pavia e la sua riflessione si è concentrata su diverse tematiche e discipline, dalla filosofia teoretica alla filosofia politica, sulla scorta del pensiero di autori come Kant e Marx. Ha curato numerose edizioni delle opere di autori stranieri contemporanei, tra cui John Rawls e Isaiah Berlin.

Dal 2008 al 2011, Salvatore Veca è stato presidente della Fondazione Paolo Grassi – La voce della cultura di Milano e a partire dal 2014 ha ricoperto la carica di presidente della Casa della Cultura di Milano.

Il ricordo del filosofo da parte del sindaco Beppe Sala: «Con la scomparsa di Salvatore Veca, Milano perde una delle intelligenze più vivide e incisive della riflessione politica e civile della nostra città. Ad altri toccherà un bilancio culturale della sua esperienza. Io vorrei esprimere l’orgoglio di aver conosciuto e frequentato un uomo colto, democratico e soprattutto generoso. Molti diventano gelosi del loro sapere, Salvatore Veca no. Due ricordi in particolare. Il primo riguarda Expo. Non è stata facile la marcia di avvicinamento al 2015, anche a Milano. Salvatore Veca ha capito tra i primi e non mi ha mai fatto mancare il suo appoggio e il suo incoraggiamento. Me lo ricordo un sabato del febbraio 2012 sul palco del Dal Verme con Umberto Eco, Umberto Veronesi e Philippe Daverio, tra gli altri, a parlare di Expo. Mancavano tre anni e proprio da lì nascevano quelle idee di sostenibilità, coltivate da Salvatore Veca insieme alla Fondazione Feltrinelli, che rappresentano la più importante eredità di un evento che ha contribuito a cambiare la nostra città. Dopo l’Expo, mi buttai nella candidatura a sindaco. Ero uno che veniva da un mondo diverso, dovevo confrontarmi con un linguaggio, con dei tempi e dei mondi del tutto nuovi per me. Mi ricordo gli incontri con Salvatore Veca in quei mesi: i suoi pensieri, la sua voce, il suo sorriso nel spiegarmi quel mondo della politica che per lui aveva pochi misteri, perché ne possedeva lo spirito e il respiro. Grazie, Salvatore».