Fine vita, interviene l’Azione Cattolica ambrosiana: «Legge da migliorare»

Nei giorni scorsi la Corte costituzionale si è espressa sul ‘fine vita’, dichiarando inammissibile il quesito referendario sulla depenalizzazione dell’omicidio del consenziente.

Secondo la presidenza dell’Azione Cattolica ambrosiana non si tratta però di un discorso chiuso. «Resta infatti ancora in campo la discussione in queste ore alla Camera della legge sul suicidio assistito, la questione oggi più controversa, che merita un accurato discernimento».

L’Azione cattolica ambrosiana ha ribadito in una nota che «la tutela della vita, costituzionalmente garantita, è un principio su cui si fonda il vivere civile e che deve vedere tutti impegnati nella sua difesa, sia laici che cattolici». C’è però un’apertura alla posizione già sostenuta dalla Civiltà Cattolica di «raccogliere la sfida di applicarsi a migliorare, con opportuni correttivi, la proposta di legge in discussione la quale, nonostante i suoi difetti, può essere iscritta sotto la cifra delle “leggi imperfette” (criterio impiegato dal Magistero), ispirate al principio del bene comune possibile nella condizione data». Operazione, sostiene l’associazione ecclesiale, da condurre «in nome di un’etica della responsabilità che si fa carico delle conseguenze, dentro un ordinamento democratico e pluralista ove si decide a maggioranza».

«Quanto sta accadendo – si legge ancora nel documento dell’Ac ambrosiana – costituisce un’occasione propizia per mettere a tema riflessioni che trascendono le questioni politico-legislative. Riflessioni di natura etico-antropologica ed educativo-pastorale». E così l’associazione si ripropone di approfondire «criticamente la nozione di ‘autonomia’, il ‘dogma’ dell’autodeterminazione», di entrare nel dibattito pubblico con la promozione della «cultura della cura», di formare sul significato del ‘morire cristiano’ oltre la pretesa di dominare la morte che è comune all’accanimento terapeutico come all’eutanasia. Infine, l’Ac si rivolge al mondo cattolico e alla società tutta per superare «i silenzi» a favore «di una discussione aperta, franca, leale su questi temi, così decisivi in ordine alla costruzione del bene comune».