Bilanci autunnali, emergenza per i dati della Coldiretti

Ormai prossimi ai primi di settembre, si fanno i conti con le stime autunnali delle associazioni di categoria, chiari e senza possibilità di interpretazioni errate, sono i dati riportati dalla Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana che fa un bilancio su quanto ci aspetterà in autunno con la diffusione del report ‘l’Autunno caldo degli italiani a tavola fra corsa prezzi e nuovi poveri’ e i dati per i mesi avvenire, pubblicati sul sito ufficiale.

Il presidente dell’Associazione, Ettore Prandini apre il primo salone 2022 dei tesori agroalimentari a rischio per l’impennata dei prezzi per l’inflazione e la guerra in Ucraina, i dati sulle famiglie e sulle aziende piegate dalla siccità, dai nubifragi, dai continui cambiamenti climatici che distruggono i raccolti, sono sconcertanti, si parla di stime molto preoccupanti a cui si aggiungono i prodotti alimentari sintetici delle multinazionali che minacciano l’impegno ed il lavoro dei contadini italiani, cercando di distruggere le tradizioni alimentari antichissime che hanno contribuito a rendere l’Italia famosa nel mondo.

Non solo il costo dell’energia ha danneggiato la preziosa filiera dal campo-alla tavola, la siccità ha provocato perdite pari a 6 miliardi, il 10% della produzione agricola. Circa 1 azienda agricola italiana su 10 è a rischio fallimento e più di un terzo sta lavorando con un reddito in negativo a causa dell’aumento vertiginoso dei concimi +170%, dei mangimi +90%, +129% del gasolio e +30% del vetro senza contare il resto della filiera che porta i prodotti sulle nostre tavole, +15% il tetrapack, +35% le etichette, +45% il cartone, +60% barattoli di banda stagnata e + 70% la plastica.  

Nel 2022 sono cresciute di quasi 1/3 le importazioni di grano e di mais, un obiettivo fondamentale da raggiungere è cercare di colmare questo deficit alimentare, l’Italia attualmente produce il 36% di grano tenero, il 56% di mais, il 51% di carne bovina, il 56% di grano duro, il 73% di orzo, il 63% di carne di maiale e salumi, 49% carne di capra e pecora e 84% di latte e formaggi, le percentuali mancanti sono importate dall’estero, con il rischio di abbassare lo standard di qualità e di sicurezza a cui siamo abituati.

Bisogna investire nelle aziende agricole italiane, affermare in Europa un netto no al cibo sintetico prodotto dalle multinazionali, in quanto si rischia di aprire le porte a prodotti che usano più di 200 pesticidi in Italia non autorizzati secondo la normativa vigente, lavorazioni che causano un aumento fuori controllo della deforestazione e dell’inquinamento creando seri danni alle aziende agricole europee. Bisogna puntare alla tracciabilità in etichetta dell’origine di tutti i prodotti, alla sostenibilità con bioeconomia circolare, ai biocarburanti ed al biogas. Fondamentale sarà non perdere i 35 miliardi di fondi europei, messi a disposizione dell’agricoltura italiana nei prossimi 5 anni.

Flavia Pruner