Nelle prossime due settimane si decide il futuro dello stadio: Sesto ancora in corsa

Una vista dall'alto dell'area dell'Ippodromo La Maura - Foto da Facebook

Dopo anni di ipotesi, dibattiti e scontri, si entra nella fase chiave per la realizzazione del nuovo stadio di Inter e Milan. Nelle prossime due settimane, infatti, verrà presa la decisione definitiva su dove sorgeranno gli impianti.

Dopo le news degli ultimi giorni, quello che appare ormai già chiaro ed evidente è che le due società prenderanno strade diverse. Quella dei nerazzurri poterà a Rozzano, al confine con Assago e a pochi passi dal Forum, in un’area già individuata da tempo che è sempre stata il piano b della società presieduta da Steven Zhang. Di un impianto interamente di proprietà solo dell’Inter se ne è sempre parlato poco, complice anche un accordo di riservatezza, secondo quanto riferisce oggi il Corriere, firmato già nel 2022, quando i ‘cugini’ del Milan ancora non avevano effettuato il cambio di proprietà. È diverso il discorso, invece, per i rossoneri. La priorità di voler costruire il proprio impianto nei confini di Milano è sempre stata chiara, ma al tempo stesso Sesto San Giovanni, primo Comune dell’area metropolitana, è sempre stato considerato il ‘naturale’ piano b rossonero. Tre i motivi principali: la disponibilità a realizzare l’opera a più riprese ribadita dal Comune di Sesto, la vicinanza strategica con il capolinea della metropolitana rossa e, infine, i tempi rapidi con cui poter realizzare l’impianto. Il milione e 250mila metri quadri delle aree dismesse ex Falck, infatti, è già in buona parte bonificato e, secondo il progetto della Cattedrale originariamente presentato da Inter e Milan, l’area richiesta per il nuovo stadio non supererebbe i 150mila metri quadrati.

Negli ultimi giorni per il Milan ha preso però sempre più piede l’ipotesi di ‘traslocare’ di appena un chilometro rispetto a San Siro. La nuova area individuata è quella dell’Ippodromo La Maura. Una soluzione che consentirebbe ai rossoneri di non superare lo scoglio, fin qui determinante, del confine di Milano, una ‘priorità’ che sembra quanto mai fondamentale per la società. In una nota stampa, Snaitech, proprietaria dell’area dell’Ippodromo La Maura, ha spiegato: «Alla luce delle recenti dichiarazioni riportate su vari organi di stampa in relazione all’area su cui sorge l’Ippodromo Snai La Maura, Snaitech conferma di disporre della proprietà delle aree in oggetto. In particolare, la società ha sottoscritto un accordo preliminare di compravendita per l’area che include l’Ippodromo Snai La Maura. La vendita non è, tuttavia, perfezionata in quanto soggetta a diverse condizioni sospensive quali la realizzazione delle nuove piste e servizi per il trotto, all’interno dell’Ippodromo Snai San Siro. Lo stesso accordo, che non è stato sottoscritto con una società sportiva, prevede esplicitamente l’obbligo a garantire a Snaitech un diritto permanente volto a tutelare le attività di allenamento e di svolgimento delle corse ippiche. Snaitech, infatti, continua ad investire ingenti somme nella riqualificazione, ampliamento e ammodernamento delle proprie strutture sportive per la realizzazione di un ippodromo in grado di accogliere tutte le discipline equestri. Sin dal 2016, quando il progetto Snaitech ha avuto inizio, la società ha avviato un percorso di valorizzazione dell’Ippodromo Snai San Siro seguendo tre pilastri strategici: recupero e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, San Siro è l’unico impianto sportivo riconosciuto monumento nazionale; razionalizzazione e certificazione del patrimonio ambientale, in particolare il prezioso parco botanico; rilancio della componente sportiva, anima centrale di una struttura unica in Italia ed all’avanguardia in Europa. In questo ambizioso progetto, Snaitech ha collaborato con istituzioni accademiche per avvalersi delle migliori competenze, ha coinvolto partner industriali nella ricerca di soluzioni innovative, mettendo le ricchezze dell’ippodromo al centro di un piano sostenibile e sinergico con la crescita di Milano e del Paese. Anche in tal senso, Snaitech, si augura che, in caso di eventuale cessione, il futuro dell’area, soggetta a vincolo paesaggistico e destinazione sportiva, possa apportare benefici al quartiere e alla città».

Si tratta, questo, di un passaggio fondamentale. Perché è qui che torna in gioco, o meglio resta ancora in piena corsa, l’ipotesi che porta dritta alle ex aree Falck di Sesto San Giovanni. Perché se da un lato (La Maura) si è ancora nella fase dello studio delle possibilità di realizzare l’impianto andando a rispettare le stringenti condizioni sospensive, dall’altro lato (Sesto San Giovanni) ‘la partita’ si gioca esclusivamente sul piano dei costi. Sulle ex aree Falck non esistono condizioni sospensive per la realizzazione dello stadio, anzi. Ma l’ingresso sul palcoscenico di un nuovo attore, l’area dell’Ippodromo, potrebbe portare la proprietà delle ex aree Falck ad abbassare la richiesta per la cessione dei terreni. Ribaltando, conti alla mano, ancora una volta la situazione.

I rossoneri dovranno infine tenere conto di un ultimo aspetto. A Sesto San Giovanni l’area individuata è, di fatto, un nuovo quartiere che sta prendendo forma in una delle più grandi rigenerazioni urbane d’Europa, che prevede anche l’arrivo della Città della Salute. L’Ippodromo La Maura è invece inserito in un contesto ambientale già presente e la scia di notizie sul possibile arrivo del nuovo impianto nell’area ha già fatto muovere le prime reazioni. Su tutte, quella di Europa Verde – Verdi Milano che attraverso i suoi consiglieri comunali ha fatto sapere: «Dopo il via libera della giunta le squadre erano a un passo dal presentare il progetto per abbattere lo stadio. Ma visti gli impedimenti vari ci hanno rinunciato. Invece però di fare la cosa più logica, cioè di ristrutturare l’esistente, hanno pensato, di nuovo, di mettere le mani sulla città. Il Milan ha detto che vuole fare un suo stadio di proprietà nella zona dell’Ippodromo La Maura, andando a intaccare una delle aree verdi più grandi della città. Distruggere quel poco di natura che ancora esiste a Milano è una follia. E lo sarebbe anche se non fossimo in emergenza climatica, perché godere del verde è un nostro sacrosanto diritto. Capiamo le difficoltà, ma non cediamo, la troviamo un’altra soluzione ma non andiamo a privarci del verde. Oggi è una necessità». Che si prospetti all’orizzonte un’opposizione dei residenti del quartiere Lampugnano? Da non escludere. Quel che è invece certo è che il piano che porta a Sesto eviterebbe queste problematiche, in quanto l’impianto verrebbe realizzato in un’area attualmente dismessa.

Insomma, ci si trova di fronte a una partita a scacchi dove l’ultima parola spetterà di fatto esclusivamente al Milan. Una risposta che è attesa entro le prossime due settimane: se si troverà la quadra lo stadio dei rossoneri verrà realizzato a Milano, a un chilometro da San Siro, diversamente si punterà dritto alle ex aree Falck, dove magari nel frattempo verrà abbassata la richiesta per trovare più velocemente un accordo e inziare a pensare alla fase operativa. In queste due settimane i rossoneri analizzeranno l’articolato iter autorizzativo di dell’area dell’ippodromo, che vede molti più soggetti coinvolti, a vario titolo, nella questione.

Se la vicenda dovesse prendere una piega diversa da quanto paventato negli ultimi giorni, Sesto San Giovanni, dal canto suo, è pronta ad accogliere l’arrivo dello stadio del Milan, come confermato ancora una volta dal sindaco Roberto Di Stefano: «Interessa a tutti un progetto di riqualificazione di un’area dismessa di questa portata che genera un indotto impressionante in termini non soltanto economici, ma anche occupazionali per il territorio. Sesto San Giovanni, in particolare, ha sulle aree ex Falck un indice di edificabilità molto alto che congelerebbe alcune volumetrie. Non si aggiungono volumetrie, ma si congelano quelle attuali già maturate che abbiamo ereditato dalla convenzione Falck fatta all’epoca di Oldrini. Riuscire a congelare delle volumetrie residenziali e scambiarle con uno stadio aiuterebbe anche lo sviluppo. Sarebbe un motore di sviluppo che si aggiungerebbe all’altro motore, la Città della Salute, e insieme svilupperebbero intorno dei quartieri. L’area ex Falck è talmente grossa che se tu non crei al suo interno dei motori di sviluppo attrattivi, rischi di creare una città-dormitorio. Così invece noi avremmo una città viva, che si sviluppa intorno a degli eventi e a dell’occupazione, dove poi intorno si sviluppa anche il residenziale, il vivere e i servizi. I motori che innescano questo motivo dell’investimento devono però essere molteplici».

Si è entrati nella fase più calda di questa complicata vicenda, ma Sesto San Giovanni è pronta: due settimane per il verdetto, le due settimane più importanti per i tifosi di Inter e Milan, ma anche per tutti i cittadini del Nordmilano.