Stop ai certificati di nascita per i figli delle coppie omogenitoriali

Foto di Alice Redaelli tratta dalla pagina Facebook Milano Pride

È arrivato lo stop da parte del prefetto di Milano per il rilascio dei certificati di nascita ai figli delle coppie omogenitoriali. A denunciare lo stop imposto al Comune è stato proprio il sindaco Beppe Sala.

«Dovrebbe essere il legislatore a consentire con legge come avviene in altri Paesi anche europei, ad esempio in Spagna e Danimarca, la registrazione del figlio di coppia dello stesso sesso a prescindere dal più oneroso e ad oggi davvero travagliato procedimento dell’adozione in casi particolari», ha sottolineato il primo cittadino di Milano.

Il sindaco Sala inoltre ha evidenziato come la strada indicata dalla Cassazione per assicurare i diritti del bambino, ossia l’adozione è oggi in Italia ormai assai complessa e farraginosa. «Dovrà dunque essere resa molto più rapida ed efficace per poter dare una risposta ai numerosi problemi giuridici che tornano ad essere irrisolti e soprattutto per garantire, come chiede anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, pieni diritti al bambino oltre che alla famiglia che lo ha voluto e in cui vive», conclude Sala.

La Presidente di Famiglie Arcobaleno Alessia Crocini dopo l’incontro con Sala ha dichiarato: «Abbiamo appreso con profondo sconforto la notizia, consapevoli di quanto questo Governo si stia adoperando per togliere ogni minimo diritto di cittadinanza alle famiglie omogenitoriali in Italia. Questa notizia fa tristemente coppia con la decisione del Governo italiano di bocciare anche la possibilità di un Certificato europeo di filiazione, quello che permetterebbe ai figli delle coppie dello stesso sesso il riconoscimento dei propri diritti in tutta Europa. I bambini e le bambine con due mamme e due papà esistono già in Italia, i ministri Piantedosi e la premier Meloni se ne facciano una ragione. Ogni giorno vanno a scuola, entrano negli studi pediatrici, giocano nei parchi e nei campi sportivi, frequentano corsi di musica, come tutti i loro coetanei, senza avere i diritti di tutti i loro coetanei».