Perché i milanesi dovrebbero vedere la mostra ‘Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente’

Tutti ricorderemo di quando, una notte dello scorso anno, per le strade di Milano comparve un’opera raffigurante Gino Strada con il cartello ‘stop war’. Il suo autore, che con quel graffito aveva voluto omaggiare il medico fondatore di Emergency, era TvBoy, palermitano di nascita e milanese di adozione. Ed è questa l’occasione per conoscere più da vicino l’artista, insieme a Jago, scultore e videoproduttore di Frosinone e a Banksy, il misterioso e celeberrimo street artist britannico.

A pochi passi da Milano e a solo un’ora di treno infatti possiamo raggiungere la mostra ‘Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente’ allestita a Palazzo Albergati a Bologna e organizzata da Arthemisia. In esposizione fino al 7 maggio ci sono oltre 60 opere che raccontano storie estreme e trasgressive della public art italiana e internazionale 

Se cerchiamo sul vocabolario la definizione di ‘controcorrente’, possiamo leggere «corrente in senso contrario che può verificarsi nel corso di un fiume, e più genericamente in un fluido qualsiasi, per cause naturali o preordinate a scopi tecnici». In fisica, lo scambiatore a controcorrente è «uno scambiatore di calore in cui i due fluidi tra cui si verifica lo scambio si muovono in sensi opposti». E i tre protagonisti di questa mostra, Jago, Banksky e TvBoy rientrano pienamente in questa definizione. Si tratta di tre autori che hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, stravolgendo i dogmi e i rituali comuni. Siamo in una dimensione del diverso in cui vengon costruite cronache e mondi alternativi capaci di costruire un nuovo ordine, controcorrente appunto. Ognuno di loro con caratteristiche individuali ma tutti connessi tra loro come gemelli non identici, per arrivare a una moltitudine di controcorrenti, ognuna con la sua sfaccettatura.

Sfaccettature rese anche dal gioco di luci e ombre creato nell’esposizione delle opere, in particolare nei corridoi che si snodano tra le sculture di Jago – protagonista della prima sezione – dove il buio e le luci creano un’illusione ottica che pare trasportarci in un mondo onirico ma allo stesso tempo con elementi incredibilmente realistici, dalle pieghe della pelle di Benedetto XVI e della Venere fino ai trenta cuori di Apparato circolatorio, realizzati attraverso un processo di stampa 3d. Jago si è avvicinato all’arte fin da giovanissimo e all’età di ventiquattro anni è selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla Biennale di Venezia, esponendo il busto in marmo di papa Benedetto XVI (2009) che gli è valso la Medaglia del Pontificato. La scultura giovanile è stata poi rielaborata nel 2016, prendendo il nome di Habemus Hominem. Dal 2016, anno della sua prima mostra personale a Roma, vive e lavora in Italia, Cina e America. È stato professore ospite alla New York Academy of Art, dove tiene una masterclass e diverse lezioni nel 2018.

La seconda sezione è allestita sempre fra ombre e pareti scure ed è dedicata a Banksy, forse lo street artist più controverso al mondo e grande mistero irrisolto della nostra epoca. Da attento osservatore delle dinamiche sociali, affronta le tematiche attuali. Con le sue opere ha creato una sottocultura a sé stante – carica di una visione dirompente e densa tenaci dichiarazioni politiche – capace di generare nuovi impatti ideali e simbolici in diverse città di tutto il mondo provocando punti di vista alternativi incoraggiando una nuova rivoluzione nel mondo dell’arte. In mostra ci sono alcune delle sue litografie più iconiche, come Girl with balloon e Bomb Love, ma anche Welcome Mat, il tappeto fatto a mano con i giubbotti di salvataggio dei migranti e la proiezione della provocatoria sigla realizzata per I Simpson.

Pareti gialle e luci accese invece per le opere di TvBoy, a cui è dedicata la terza sezione. Con i suoi graffiti come ‘Love in the time of covid’ e ‘Saint Chiara with holy water’ introduce elementi della cultura popolare in chiave provocatoria, in alcuni casi partendo da opere artistiche molto note (Il bacio o L’Urlo) e proponendone un nuovo significato. Abbatte i confini tra discipline e ci spinge verso l’abbandono di una sterile visione del mondo per categorie, sia per le tecniche o gli strumenti che usa, sia per i contenuti che affronta, parlandoci di razzismo, discriminazione, ambiente, clima, cinema, sport, religione, violenza, sesso, morte, immigrazione, amore, amicizia, potere, eroi e arte. Nelle sue opere ripropone come riferimento culturale il bombardamento televisivo che la sua generazione ha subìto e dal quale TvBoy, giocando su questo concetto fin dal nome, ci invita a smarcarci.

La quarta sezione intitolata ‘Dall’anonimato al reale, nuovi concetti spaziali, ma senza limiti’ mette insieme giovanissime promesse e riconosciuti maestri, classicismo e sovversione. Qui troviamo le opere di Obey – in mostra con il celebre manifesto Hope, realizzato nel 2008 per sostenere la campagna presidenziale di Barak Obama – Mr. Brainwash (di cui, tra gli altri, un esemplare della sua Mona Linesa), Ravo e La ragazza con l’orecchino di perla a Laika e il suo celeberrimo Not this game fino a Pau con la sua serie delle Santa Suerte

Sede 

Palazzo Albergati Via Saragozza, 28 40123 Bologna 

Orari di apertura 

Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00 

Info su orari, eventi e biglietti 

www.palazzoalbergati.com www.arthemisia.it
T. +39 051 030141