Romeo e Giulietta di Martone al Piccolo: una lotta generazionale nel linguaggio

Quando il linguaggio è un abisso tra le generazioni non c’è spazio neanche per una ‘triste pace’. Il Romeo e Giulietta di Mario Martone, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano e in scena fino al 6 aprile, restituisce al pubblico la tragedia shakespeariana solcando, con un tratto aggressivo e disincantato, lo iato tra le logiche di potere delle vecchie generazioni, le nobil famiglie con padroni e matrone e le loro incomprensibili faide, e un amore senza speranza tra due giovanissimi (Anita Serafini 15 anni e Francesco Gheghi 19), vittime di una tragedia che non merita redenzione.

In questa attualizzazione di Romeo e Giulietta, dove la peste diventa il covid con tanto di tamponi prima della festa dei Capuleti, a far ‘da cornice’ c’è un allestimento scenico mirabolante di Margherita Palli: un mastodontico ecosistema arboreo che crea impensabili piani, messi in luce di volta in volta da una fotografia eccellente, capace di catturare l’essenzialità del momento. Ai piedi della foresta sospesa, dove gli attori talvolta sono costretti a muoversi prestando molta attenzione, si snoda lo scontro vero e proprio, dalla scena iniziale con moderne baby gang all’azione, all’epilogo, dove ‘il sole, addolorato, non mostrerà il suo volto’ e una scrosciante pioggia non lascia spazio, in questa riscrittura, nemmeno a una tardiva riconciliazione. Il cast dei personaggi secondari è composto da tanti giovanissimi; un folto gruppo esuberante quando è padrone della scena, come lo scontro iniziale, e riesce a dare la giusta freschezza a due ore e 50 minuti di spettacolo: menzione speciale per Mercuzio (Alessandro Bay Rossi) spavaldo e vigoroso sul palco.

«Ma voi come parlate?», dice agli innamorati Frate Lorenzo, interpretato da Gabriele Benedetti, ed è proprio sull’idiosincrasia dei linguaggi che il lavoro di Martone assume rilievo. I due adolescenti ribelli infatti conservano le parole degli innamorati dell’originale di Shakespeare, nella nuova traduzione di Chiara Lagana. Gli adulti, tra cui spiccano un ottimo padre Capuleti, interpretato da Michele Di Mauro, e Licia Lanera, balia confidente tramutata in zia Angelica, invece usano un linguaggio sguaiato e a tratti violento che stride volutamente con la bolla di parole, talvolta troppo straniante e poco coinvolgente, dell’innamoramento, avulso alla logica del potere e ben rappresentato dalla vitalità dell’allestimento scenico: come i rami di un albero possono crescere in direzioni non predeterminate, allo stesso modo la storia può essere riscritta dalla vitalità delle nuove generazioni, che nell’amore trovano la pace, e non dalla ‘ragione’ dell’odio.

Eppure la storia di questa riscrittura di Romeo e Giulietta termina ai piedi dell’albero. Sarà forse questa l’operazione di Martone: schiacciare le nuove generazioni, solcare ancora di più la distanza comunicativa invece di accogliere il loro spirito, può portare solo a un vortice in cui non c’è presa di coscienza e di fronte all’ennesima, insensata, tragedia la storia potrebbe anche non continuare.

Romeo e Giulietta di William Shakespeare
traduzione Chiara Lagani
adattamento e regia Mario Martone
scene Margherita Palli
costumi Giada Masi
luci Pasquale Mari
suono Hubert Westkemper
video Alessandro Papa
regista assistente Raffaele Di Florio
assistenti alla regia Giulia Sangiorgio, Michele Bottini
casting Paola Rota
con (in ordine alfabetico) Alessandro Bay Rossi, Gabriele Benedetti, Leonardo Castellani, Michele Di Mauro, Raffaele Di Florio, Emanuele Maria di Stefano, Francesco Gheghi, Jozef Gjura, Lucrezia Guidone, Licia Lanera, Anita Serafini, Benedetto Sicca, Alice Torriani e con Leonardo Arena, Giuseppe Benvegna, Francesco Chiapperini, Carmelo Crisafulli, Giacomo Gagliardini, Hagiar Ibrahim, Francesco Nigrelli, Libero Renzi, Federico Rubino e gli allievi del Corso Claudia Giannotti della Scuola di Teatro Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano Clara Bortolotti, Giada Ciabini, Ion Donà, Cecilia Fabris, Sofia Amber Redway, Caterina Sanvi, Edoardo Sabato, Simone Severini
voce registrata Michele Bottini
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa