Aviaria, 80% dei focolai in Europa: approccio ‘One Health’ è prioritario

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Se le recenti emergenze sanitarie internazionali non ci portano a riflettere su quanto sia urgente una azione congiunta, allora gestire una pandemia di covid-19, fronteggiare il vaiolo delle scimmie, contenere i nuovi focolai di Ebola insieme alle continue minacce di nuove malattie zoonotiche non è servito a nulla e soprattutto non ci ha insegnato nulla.

Su più fronti i sistemi sanitari di tutto il mondo hanno dato dimostrazione di quanto sia importante la resilienza, per affrontare anche le nuove sfide che riguardano la resistenza antimicrobica, la sicurezza alimentare, l’emergenza climatica e il deterioramento del nostro ecosistema. La salute umana, quella animale e la stabilità dell’ambiente sono interconnesse, secondo l’approccio ‘One Health’ sposato dalle maggiori organizzazioni mondiali a tutela della salute e dell’alimentazione: la World Health Organization (Who), la World Organization for Animal Heath (Woah), la Food and Agricolture Organization of United Nations (FAO) e l’United Nations Environment Programme (Unep).

Le quattro organizzazioni hanno dato vita a un piano di azione congiunto, per prevedere, prevenire, rilevare e rispondere meglio alle minacce per la salute, come riportato in una nota del 17 ottobre 2022, sul sito del Who. L’organizzazione mondiale per la salute degli animali (Woah) ha rilevato che nel periodo che va dal 17 febbraio al 9 marzo, sono morti o sono stati uccisi perché infettati da aviaria H5N1 circa 2,2 milioni di animali. Oltre 200 sono i focolai individuati, dei quali l’80% distribuiti in Europa tra allevamenti di pollame(44) e uccelli selvatici (160).

Secondo quanto riporta l’Ansa, il direttore del WHO, Tedros Adhanom Ghebreyesus, sostiene che al momento non ci sono pericoli per la salute umana, ma la situazione va costantemente monitorata, in quanto gli sviluppi potrebbero essere imprevedibili. Per concludere, una attenzione particolare va riservata alla gestione delle pandemie, tema su cui tutti i rappresentanti nazionali lavoreranno, al fine di produrre per l’Assemblea Mondiale della Sanità del 2024, un documento per far fronte al rischio pandemico in maniera globale.