Milano, dopo il restauro riapre la Sala del Cenacolo del Museo Scienza e Tecnologia

A partire da mercoledì 15 novembre la Sala del Cenacolo del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano riapre al pubblico dopo un importante restauro. La sala è l’antico refettorio del complesso monumentale del monastero Olivetano di San Vittore del XVI secolo, in cui ha sede il Museo dal 1953, anno della sua inaugurazione, ed è stata costruita tra il 1709 e il 1712 in occasione dell’ampliamento del Monastero.

Grazie al lavoro effettuato sugli stucchi e sugli affreschi, opera di Pietro Gilardi e Giuseppe Antonio Castelli detto Il Castellino, è stata restituita la bellezza originaria a una delle poche testimonianze rimaste a Milano di Barocchetto Lombardo in ambito religioso: la parete di fondo ospita il grande affresco delle Nozze di Cana di Pietro Gilardi mentre la volta ribassata e le pareti laterali presentano una serie di articolate quadrature architettoniche, con fiori, frutta e festoni, e scene bibliche a monocromo tratte dall’Antico Testamento.

Attraverso un intervento di consolidamento, pulitura e integrazione pittorica è stata restituita la possibilità di apprezzare la ricca decorazione di uno dei luoghi più suggestivi del Museo, riportando alla luce i colori e le dorature che il trascorrere del tempo e le vicende storiche avevano alterato. Le evidenze emerse nel corso dei lavori di restauro si affiancano a quelle della ricerca attorno alla storia artistica e architettonica della Sala, intrapresa in questa occasione per la prima volta in modo sistematico a partire delle fonti archivistiche e documentali grazie alla collaborazione con lo storico dell’arte Stefano Bruzzese. Si apre così la possibilità di una più puntuale attribuzione delle opere di Pietro Gilardi e del Castellino, di un chiarimento del singolare programma iconografico e di una migliore contestualizzazione dell’antico refettorio all’interno del fermento culturale che anima il panorama cittadino e lombardo ad inizio Settecento.

«Questo restauro è particolarmente significativo nel percorso di cura del patrimonio architettonico del Museo che abbiamo intrapreso nel corso degli anni. Restituisce la storia e la bellezza di questa sala importante. La Sala ha ospitato convegni, conferenze, concerti come parte integrante della nostra attività culturale, rendendo il Museo un luogo vivo di incontro e confronto. Ringrazio per aver reso possibile questo progetto il generoso contributo di Fimesa e della famiglia Sordi, in memoria di Roberto e Silvio Preti», ha dichiarato Fiorenzo Marco Galli, direttore generale del Museo.

«Il restauro è uno dei momenti più significativi per la conoscenza dell’opera d’arte. La decorazione della sala, realizzata all’inizio del 1700 da Pietro Gilardi e Antonio Castellino, si è rivelata, dopo le necessarie operazioni di pulitura, stuccatura e riequilibratura cromatica, in tutta la sua qualità luministica e materica – commenta la restauratrice Vanda Franceschetti -. La pittura barocca, appesantita dalle numerose patinature subite nel corso dei vecchi autorevoli restauri, ha recuperato i suoi valori cromatici e le sue raffinate caratteristiche decorative fatte di eleganti dorature a missione, ombre profonde e vellutate, rilievi materici che sfondano la bidimensionalità del contesto pittorico. Il grande affresco di Pietro Gilardi domina la sala con i suoi drammatici controluce come la quinta scenica di una rappresentazione teatrale. Le analisi diagnostiche hanno fornito importanti elementi per la valutazione delle modalità operative. Gli interventi di restauro pregressi hanno costituito il punto di partenza (1950 Ottemi Della Rotta) e di arrivo (2004 cooperativa per il restauro) per l’attuale restituzione».

«Il restauro degli affreschi barocchi della Sala Cenacolo ha permesso non solo di restituire lo splendore decantato da cronisti del Settecento, ma è stata anche l’occasione per effettuare studi e ricerche d’archivio, ancora in corso, con lo scopo di chiarire le vicende e le modalità di esecuzione degli affreschi da parte di Giuseppe Antonio Castelli e Pietro Gilardi e dell’ideazione del particolarissimo piano iconografico dedicato al tema del cibo. Queste ricerche rientrano nel programma scientifico che il Museo sta conducendo, con la collaborazione della Soprintendenza e di collaboratori scientifici (in questo caso, lo storico dell’arte Stefano Bruzzese) per ricostruire la storia del sito del Monastero di San Vittore, dall’età Tardo-Antica alla fondazione del Museo», dichiara Claudio Giorgione, curatore Leonardo Arte e Scienza Museo.