Coronavirus, come si controlla la paura? La risposta della psicologa

Il Coronavirus fa paura e sta stravolgendo la nostra quotidianità. Nel gestire l’emergenza, è normale che in noi si scatenino particolari reazioni psicologiche. C’è chi entra in panico e chi tende a minimizzare il problema. A darci qualche indicazione per provare a capire come va affrontata la paura, ci hanno pensato gli specialisti della Multimedica di Sesto San Giovanni. La dottoressa Maura Levi, medico psicologo clinico del gruppo, ha spiegato come si può controllare questo sentimento.

Secondo Levi, potrebbe aiutarci in questa emergenza Coronavirus ricordare una celebre frase scritta da Arthur Schopenhauer: ‘La paura ci impedisce di vedere e di cogliere le occasioni di salvezza’.

«L’incertezza delle precedenti settimane ci ha fatto oscillare dal totale ottimismo alla completa sfiducia, generando comportamenti dettati esclusivamente dall’istinto – spiega la dottoressa -. C’era chi, per sconfiggere la paura, sbeffeggiava le prime indicazioni, che sembravano eccessive, facendo uscite di gruppo e scambiandosi baci. E chi, per paura dell’isolamento casalingo, si accalcava nei supermercati per fare scorte di cibo. In entrambi i casi, aumentando il rischio di diffusione della malattia».

Ma ora che la gravità della situazione è chiara, come si può gestire la paura? «C’è solo un modo – aggiunge – usare intelletto e volontà, come ci suggerisce Schopenhauer, e in più una buona dose di sentimento sociale».

Più precisamente, intelletto significa ‘conoscenza dei fatti’. Sapere ad esempio che il Coronavirus è una malattia molto contagiosa e che «soprattutto in presenza di patologie pre-esistenti, può portare alla morte. Quindi, in primo luogo devono essere tutelati, all’interno di ogni famiglia, gli anziani e le persone più fragili. Fate in modo che stiano a casa ed evitate che entrino in relazione con altri», raccomanda Levi.

Volontà invece significa non attuare comportamenti che potrebbero nuocere a se stessi e agli altri. «In queste giornate abbiamo assistito a eventi dove l’istinto, a causa della paura, ha prevalso sulla volontà. Folle di persone ammassate nei supermercati per prendere l’ultima confezione di farina, corse per le scale della stazione di Milano con l’intento di fuggire da una città contaminata (con il rischio di contaminarsi e contaminare), persone accalcate lungo i Navigli per godersi il sole allo scopo di ‘sconfiggere la paura’». 

E per quanto riguarda il ‘sentimento sociale’? «Questo è l’ingrediente più importante per sconfiggere la paura e la malattia stessa. Finora la maggior parte dei comportamenti è stata orientata a salvaguardare se stessi o le persone più care, senza pensare al bene collettivo. Così, in molte case abbondano confezioni di disinfettanti per le mani o mascherine, anche quando non servono. Qualcuno dirà ‘Sì, così mi sento più sicuro’. Eccola qui, la paura. Ma ora è il momento di capire che la paura non ci protegge e può persino danneggiare gli altri: molti che avevano realmente bisogno di disinfettanti e mascherine non hanno potuto utilizzarli. Persino i medici e gli infermieri sono rimasti in molti casi sprovvisti. Addirittura in alcuni ospedali si sono verificate sottrazioni di tali strumenti. Ecco la paura cosa fa. Questo è l’opposto del sentimento sociale».

Per sconfiggere definitivamente la paura, a la malattia, la dottoressa suggerisce dunque di pensare a se stessi e agli altri, tutelando i più fragili. «Essere più uniti e solidali ci permetterà di avere meno paura. E ricordiamoci che ogni piccola scelta quotidiana potrà salvare delle vite, senza clamore, come fanno i veri eroi», chiosa la psicologa.