Quei gatti randagi dimenticati di Sesto, le volontarie lanciano un appello al Comune

Schermata 202Una colonia felina in zona Marelli, a Sesto San Giovanni

A Sesto San Giovanni sono decine i gatti randagi, che vivono nelle colonie sotto la tutela dei volontari. Non sono realtà particolarmente conosciute ma le colonie feline sestesi sono numerosissime e molto popolate: il Comune, che ne è il diretto responsabile, ne ha censite 20, in punti diversi della città. Si parla di colonia felina quando i gatti decidono di essere territoriali e insediarsi in un luogo particolare. Se lasciati a se stessi però, come tutti gli animali randagi, anche i piccoli pelosi possono creare problemi seri di igiene pubblica, come confermano le volontarie che ogni giorno portano loro da mangiare e se ne prendono cura.

«La colonia in cui faccio volontariato – racconta K.M., giovane volontaria -, si trova in zona Marelli ed è vicina ad alcune aziende con la mensa, i gatti quindi rompevano i sacchi e spargevano i resti del cibo ovunque. Oggi siamo in due volontarie a sfamare circa dodici gatti, un’impresa non facile. La difficoltà maggiore però si verifica quando subentrano problemi di salute, come la tigna, poiché l’Ats veterinaria fa molta fatica a mandare i medici in loco per catturare i gatti e curarli. Oppure, una volta dimessi ma ancora contagiosi, vengono subito riportati nella colonia, con il rischio di epidemie».

Per ovviare a questo problema, a Sesto aprirà a fine ottobre un’oasi felina: «Qui le volontarie potranno occuparsi dei gatti», dichiara il Comune, che puntualizza: «Abbiamo una partnership con un supermercato del territorio, lì chi vuole dona le scatolette di cibo per gatti, che poi le volontarie possono passare a ritirare nella sede di Bene Comune in via Campestre. Da parte dell’assessore all’Ambiente Alessandra Magro c’è massima disponibilità a incontrare le volontarie, basta che loro ne facciano richiesta».

I volontari, dal canto loro, chiedono però che il Comune si occupi anche della sterilizzazione degli animali, poiché non sempre se ne fa carico Ats, e dia fondi ad hoc per l’acquisto delle pappe, oltre a organizzare corsi di formazione per chi si occupa degli animali.