Covid, trema l’ospedale di Sesto, il sindaco: «Non si intacca il funzionamento del nosocomio»

Il messaggio dei salesiani fuori dall'ospedale di Sesto, durante la prima ondata del coronavirus

Salgono i contagi da Covid-19 e riapre l’Ospedale in Fiera, che per funzionare ha bisogno di personale sanitario. Regione Lombardia ha quindi deciso di trasferire medici e infermieri da alcuni ospedali del territorio al presidio in Fiera Milano. Uno dei bacini a cui si andrà ad attingere sarà proprio l’Ospedale di Sesto, intorno al quale stanno circolano diverse ipotesi.

Quella più quotata (e più preoccupante) sarebbe il progetto di trasformare il nosocomio di via Matteotti in una sorta di ‘lazzaretto’: un presidio in cui concentrare i malati covid che non hanno bisogno di essere intubati o non necessitano del Cpap ma che comunque non possono trascorrere a casa la quarantena perché le loro condizioni non glielo permetterebbero. Secondo questo ‘piano’, in Ospedale chiuderebbero quindi tutti i reparti (compreso ostetricia e ginecologia con il punto nascite) e persino il pronto soccorso, che rimarrebbe attivo solo di giorno come punto di smistamento di pazienti che arrivano da altri ospedali del territorio. Senza nessuna garanzia di riapertura una volta terminata la fase emergenziale.

Su questa ipotesi si è già espresso il Pd sestese, che commenta: «La chiusura della maggior parte dei reparti e di numerosi ambulatori avviene senza alcuna comunicazione alla cittadinanza che si troverà bloccata la possibilità di accesso all’Ospedale cittadino e al suo pronto soccorso. Queste chiusure avvengono senza che i sestesi, e non solo, sappiano se e come questi servizi verranno loro assicurati. È fondamentale che i servizi ospedalieri vengano assicurati a tutti ma è ancora più importante che una volta terminata la fase emergenziale venga tutelato il futuro dell’Ospedale ripristinando i reparti, tutelando tutte le eccellenze rilanciando anche con una riorganizzazione territoriale più vicina ai cittadini.

Come Partito Democratico di Sesto abbiamo chiesto ai nostri Consiglieri Regionali di attivarsi affinché siano fornite tutte le informazioni necessarie e siano rese pubbliche le motivazioni per una scelta così repentina, perché Regione continua a fare esattamente quello che, a detta di tutti i maggiori esperti, non va fatto: sguarnisce la sanità territoriale per investire in un unico Hub».

Il sindaco Roberto di Stefano però cerca di placare gli animi, smentendo di fatto l’ipotesi di chiusura: «A seguito delle voci di un’ipotetica chiusura del punto nascite e del pronto soccorso dell’Ospedale di Sesto San Giovanni per il trasferimento di medici, infermieri e personale sanitario nel nuovo ospedale costruito in Fiera a Milano, mi sono subito attivato affinché Regione Lombardia chiarisse la posizione. Fa piacere che la stessa Regione abbia chiarito che i professionisti che saranno trasferiti temporaneamente in Fiera, presi dagli ospedali hub, non andranno a intaccare minimamente il funzionamento dei presidi territoriali locali.

Sesto San Giovanni, una delle città più grandi della Lombardia che conta oltre 82mila abitanti, con un importante nosocomio che serve l’ampio bacino d’utenza di tutto il Nord Milano, soprattutto in questo momento storico ha bisogno di essere funzionante per il territorio, proprio per garantire l’assistenza ospedaliera a tutti e non solo ai malati covid. Regione Lombardia ha fatto sapere che non ci sono documenti della giunta e della Direzione Generale Welfare che stabiliscano la chiusura del punto nascita o del Pronto soccorso dell’ospedale di Sesto San Giovanni».