L’Ue ha deciso: No alla plastica monouso. Riusciremo a privarcene?

L’Unione Europea è da sempre in prima linea per dare un freno all’enorme produzione di plastica e al disastroso impatto ambientale che provoca. Come si evince dal sito dell’UE, nella sezione che riguarda l’ambiente, lo spazio dedicato all’argomento con dei video esplicativi, è estremamente dettagliato e di grande valore educativo. 

I rifiuti marini non smaltiti che inquinano le spiagge, i mari e gli oceani di tutto il mondo, sono per l’80% costituiti da plastica. I residui sono ingeriti dalle specie marine come tartarughe, balene, foche, pesci e crostacei, sia quelle protette, sia quelle facenti parte della catena alimentare umana.

Anche se la plastica è stata una invenzione molto utile, conveniente e con molteplici applicazioni che sono parte integrante del nostro quotidiano, la transizione verso una economia circolare, impone un adeguato riciclo e riutilizzo. Il rifiuto in plastica ha un impatto economico molto importante che incide su diversi ambiti, il costo della pulizia, di spedizione, oltre le ingenti perdite, secondo i luoghi interessati, che causa al turismo, alla pesca ecc. I prodotti monouso che spesso sono realizzati totalmente in plastica, sono destinati ad essere utilizzati per un brevissimo periodo di tempo oppure solamente una volta, prima di essere gettati.

Questo, negli anni, ha provocato un abuso dei prodotti ed un utilizzo indiscriminato con difficoltà di smaltimento. Una grande vittoria contro l’inquinamento da plastica è stata finalmente raggiunta il 3 luglio 2021, data in cui è diventato proibito, per ogni stato membro dell’Unione Europea, commercializzare prodotti in plastica monouso come piatti, posate, cannucce, cotton fioc, bastoncini per palloncini, palette da cocktail o bevande  e tutti i prodotti per alimenti e bevande realizzati in polistirene espanso (il comune polistirolo che viene ricavato dallo stirene monomero, un derivato dal petrolio) o con plastica oxo-degradabile (plastica tradizionale a cui sono stati aggiunti nel processo produttivo particolari additivi per accelerare la frammentazione).

Le scorte potranno essere vendute, come riporta il sito di Confcommercio, fino ad esaurimento. L’italia, che ha recepito la direttiva, chiede di escludere piatti e posate in bioplastica (interamente o parzialmente ricavata da biomassa vegetale, quindi di origine biologica che spesso non include componenti di origine fossile (carbone e petrolio) e compostabile (un processo di decomposizione biologica di una sostanza organica in condizioni controllate, ne deriva un prodotto finale chiamato compost, inerte, inodore, costituito da humus, microorganismi attivi e microelementi). Un packaging è compostabile quando soddisfa i requisiti UNI EN 13432.

Altra richiesta da parte dell’Italia, come riporta l’Ansa, l’esclusione dal divieto della carta plastificata in cui l’elemento rappresenta meno del 10% del peso.  Donatella Prampolini vicepresidente di Confcommercio, in audizione a fine settembre sul recepimento della direttiva europea 2019/94 detta Sup (Single use plastic) perché relativa alla riduzione dell’impatto di questi ed altri prodotti di plastica sull’ambiente, dichiara sul sito della Confederazione: «Serve più tempo alle imprese per orientare la produzione e gli investimenti verso prodotti biodegradabili e compostabili» ed ancora «è necessario escludere dall’applicazione della norma alcune tipologie di prodotti alimentari che richiedono stringenti garanzie di conservazione ed igiene ed è auspicabile un chiarimento sull’entrata in vigore del provvedimento anche per avere certezze sul periodo utile allo smaltimento delle scorte». 

Un tema caro a molte industrie, anche la plastic tax, con i continui rinvii della sua entrata in vigore (imposta sui manufatti in plastica con singolo impiego, introdotta con la legge di Bilancio nel 2020, in attuazione ad una direttiva europea ed attualmente prorogata al 1° gennaio 2022) pensata al fine di scoraggiare con l’imposizione fiscale, l’utilizzo e conseguentemente la produzione di manufatti di plastica monouso. Quanta plastica usiamo inconsciamente durante la nostra giornata? saremo pronti ad adeguarci alle nuove disposizioni?  

Flavia Pruner