Sesto, la moschea riaccende il dibattito politico in città

È stata per anni l’oggetto di numerose discussioni politiche, ma non solo. E ora, in piena campagna elettorale, la moschea torna ad animare il dibattito politico di Sesto San Giovanni.

Il nuovo Pgt, approvato nel giugno del 2021 dall’amministrazione, aveva dato la conferma che dopo lunghi anni di botta e risposta, di sentenze, di accuse e di prese di posizione, la moschea non sarebbe stata realizzata a Sesto San Giovanni, nell’area di via Luini. Uno stop in parte dovuto anche all’emergenza sanitaria, che aveva di fatto congelato il tema della realizzazione della moschea più grande d’Italia. «I sestesi possono stare tranquilli: a Sesto San Giovanni, con noi, non verrà costruita la moschea – aveva dichiarato il sindaco Roberto Di Stefano nel giugno del 2021 -. Se la sinistra voleva trasformare Sesto San Giovanni nella Mecca del Nord Italia con la grande moschea da 2.450 metri quadrati, noi pensiamo prima ai sestesi e facciamo valere legalità e trasparenza, due valori che per noi non sono negoziabili».

Le linee guida del nuovo Pgt avevano di fatto stabilito che per la realizzazione di nuovi luoghi di culto l’altezza massima degli edifici era da fissare a 10 metri, senza minareti; di aumentare del 200% la dotazione dei parcheggi rispetto alla superficie dell’immobile (1.400 metri quadrati di parcheggi rispetto al volume complessivo di 700 metri quadrati e considerato che per legge bisogna lasciare libero almeno il 40%, per ottenere il permesso si devono costruire almeno due piani interrati di posteggi); di fissare il volume complessivo a 700 metri quadrati, massimo 300 persone; di vietare spazi per dopo lavoro, biblioteche, commerciali. Linee guida che erano state prese a riferimento, sempre ne giugno del 2021, dal Partito Democraticato di Sesto San Giovanni: «Nella sua dichiarazione sulla moschea il sindaco si contraddice da solo scrivendo che la moschea non si farà e poi descrivendo molto dettagliatamente come sarà fatta, con quale volumetria, altezza, massima capienza, dotazione di parcheggi».

«Con queste linee guida – aveva poi concluso Di Stefano -, che rispettano in pieno la legge regionale sulle attrezzature religiose, la grande moschea non vedrà mai la luce. Ricordo inoltre, soprattutto a chi fa finta di non capire e si diverte a veicolare notizie false e screditanti, che nel dicembre del 2019 il Consiglio di Stato ha confermato la decisione già presa dal Comune, ovvero che nella nostra città non verrà costruita nessuna moschea. I giudici hanno inoltre ribadito che la comunità islamica è decaduta dal permesso di costruire e hanno confermato anche che non ha versato 320mila euro, un debito contratto coi contribuenti sestesi».

Per saperne di più sulla sentenza del Consiglio di Stato del dicembre 2019 vi riproponiamo la doppia intervista che il Gazzettino Metropolitano aveva realizzato in quei giorni:

Moschea, parola al Consiglio di Stato: il commento dell’amministrazione e del centro islamico sestese

Tornando invece alla stretta attualità, a quasi un anno di distanza da quel botta e risposta, l’attenzione sulla moschea si è improvvisamente riaccesa in città dopo le prime presentazioni dei programmi elettorali dei candidati sindaco. Così l’attuale primo cittadino Roberto Di Stefano parlando del candidato Michele Foggetta e confermando la presa di posizione del giugno 2021: «Oggi la stampa riporta le dichiarazioni del candidato della sinistra che da sempre è favorevole alla più grande moschea del Nord Italia a Sesto San Giovanni. Anche per i prossimi cinque anni in cima alle nostre priorità ci saranno i sestesi, la loro sicurezza e i valori non negoziabili di legalità e trasparenza. Per la sinistra il cavallo di battaglia continua a essere la grande moschea da 2.450 metri quadrati, nonostante la sentenza del Consiglio di Stato che ha ribadito come la comunità islamica fosse decaduta dal permesso di costruire, certificando inoltre il mancato versamento di 320.000 euro, un debito contratto coi cittadini».

Dall’altro lato, Michele Foggetta ha voluto rispondere attraverso una nota, confermando la propria apertura alla realizzazione della moschea, nel rispetto delle normative e del territorio in cui verrebbe inserita. Secondo la coalizione progressista «il Consiglio di Stato aveva ribadito più volte: la norma urbanistica soccombe, perché la materia non è solo urbanistica. Tradotto: in gioco non c’è il permesso a costruire di una villetta, ma i diritti individuali e la possibilità di avere un luogo di culto di una comunità». Lo stesso Foggetta ha poi aggiunto: «Noi ci prendiamo l’impegno di garantire i diritti imprescindibili riconosciuti dalla Costituzione. La propaganda di destra è solo funzionale ad un’assenza di proposte e di idee su quella che sarà la città nel futuro e sintomatica della paura di perdere la città. Il diritto sancito anche dalla Costituzione di ogni sestese a praticare la propria fede religiosa non è contestato da nessuno, neppure dal sindaco pro tempore leghista, tanto che la struttura provvisoria è ancora nell’area di via Luini. Nel contempo però nessuno pensa di fare di Sesto San Giovanni una città meta di pellegrinaggi religiosi con santuari o moschee che portino a Sesto San Giovanni fedeli da tutta la regione. Saremo la città della ricerca e della salute, ed è semplicemente fuori luogo immaginarci anche come la piccola Mecca, la piccola Gerusalemme e neppure la grande San Giovanni Rotondo d’Italia. Ogni progetto che dovesse essere approvato sarà assolutamente in linea con le reali esigenze della comunità locale».