Milano diversa dalle città europee: la statura degli abitanti non cambia da 2.000 anni

Parlando di curiosità che fanno riflettere, forse non ci si sofferma abbastanza sul fatto che studiare nei secoli come evolve la popolazione di un territorio rivela molto su quanto le caratteristiche geografiche economiche e sociali siano determinanti nello sviluppo di una comunità.

Il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano ha portato a termine uno studio coordinato dalla paleopatologa Lucie Biehler-Gomez, e pubblicato su Scientific Reports, nel quale si evince che la statura degli abitanti di Milano rimane invariata da 2.000 anni con una media che si attesta sui 168,5 centimetri per gli uomini e 157,8 centimetri per le donne.

Questo dato, molto significativo e costante, è diverso dalle altre rilevazioni fatte in Europa, che hanno rivelato un andamento a U, con valori più alti in età Romana e nell’Alto Medioevo, per poi abbassarsi significativamente tra Basso Medioevo e età Moderna rialzando la media nell’età Contemporanea. La popolazione di Milano, nei secoli, non ha confermato il flusso a U ma ha dato origine a una linea retta, dimostrando che probabilmente la ricchezza del territorio e le mura difensive della città hanno permesso di mantenere condizioni di vita migliori in maniera costante, avvalorando la tesi che da sempre la statura è un indicatore della salute e delle dinamiche sociali delle popolazioni antiche quanto moderne, influenzata sia dalla genetica, sia dalle condizioni ambientali.

Come riporta Ansa, lo studio ha permesso di analizzare i resti di 549 individui sepolti a Milano dall’età Romana ai nostri giorni, oltre 50 scheletri maschili e 50 femminili per ogni periodo storico, tutti individui di Milano, così da limitare l’influenza geografica del territorio, scegliendo scheletri appartenenti ad un ceto medio basso e possibilmente civili, cosi che i campioni non fossero contaminati dai resti di vittime di guerra o altro, tutti elementi che avrebbero potuto falsare i risultati ottenuti. Questo studio è importante perché potrebbe essere il punto di partenza per studiare in un territorio specifico, le patologie riscontrate e presenti nei secoli e la loro scomparsa e permetterebbe di avere una stima dei numeri e delle tipologie delle categorie fragili e vulnerabili nel tempo.