Piano Marshall Lombardia, i sindaci: «Poca trasparenza sull’assegnazione delle risorse»

«Manca trasparenza nei criteri di assegnazione delle risorse». L’accusa arriva da 55 sindaci della Città Metropolitana di Milano all’indomani dell’approvazione del bilancio regionale di Regione.

Il Piano Marshall di Regione Lombardia

Il consiglio regionale della Lombardia ha adottato una ‘manovra’ finanziaria che ha chiamato Piano Marshall (in onore dei fondi regalati all’Italia dagli americani nel secondo dopoguerra), che prevede l’erogazione di 3,5 miliardi di euro di finanziamenti per opere pubbliche. La differenza tra il Piano Marshall del 1948 e quello adottato da Regione Lombardia verso i Comuni è che, se l’Italia aveva ricevuto in regalo i fondi, Regione Lombardia si indebiterà fino ai prossimi 30 anni.

La prima tranche di finanziamenti (per un totale di 400 milioni) era stata assegnata a maggio. I soldi divisi per numero di abitanti e per opere che gli enti locali, i Comuni e le Provincie avevano in programma. Gli altri 2,9 miliardi distribuiti con una delibera (la numero 3531) del 5 agosto.

La prima lettera dei sindaci

Prima dell’accusa dei 55 sindaci, un’altra lettera era stata inviata dall’Anci a Fontana, dopo la delibera del 5 agosto.

L’associazione dei Comuni scrive in una missiva del 5 settembre: «da diverse segnalazioni che ci pervengono constatiamo che molti Comuni sono esclusi dalla partecipazione a questa seconda fase di finanziamento di interventi. Per questo avremmo voluto avere occasione di confrontarci sulle nuove scelte compiute e vorremmo, da un lato comprendere quali siano stati i criteri e gli atti di programmazione/pianificazione o di ascolto territoriale, i bandi o gli avvisi, che hanno condotto alla identificazione di opere e di relativi destinatari (anche per capire quali indicazioni dare ai Comuni per il futuro sui percorsi da seguire per comunicare bisogni e candidare progetti), e dall’altro e soprattutto contribuire a definire criteri e procedure di destinazione delle altre risorse stanziate su diverse linee e programmi di intervento, e modalità e procedure di programmazione negoziata territoriale e/o di linee di bandi, che siano le più efficienti ed efficaci possibili nel raccogliere e ordinare bisogni e progettualità di territori e comunità».

In pratica, molti Comuni si erano trovati esclusi dai progetti scelti per questa seconda fase di finanziamento e chiedevano a Fontana su base di quali «criteri e procedure» siano stati scelti i Comuni destinatari del finanziamento.

I criteri per scegliere gli investimenti

Secondo un’inchiesta pubblicata dal Corriere della Sera, Regione Lombardia non avrebbe applicato le buone prassi per gli investimenti pubblici normate dal governo a inizio 2018. Questi sono quattro: una valutazione strategica fra gli interventi di maggior respiro e quelli locali; un’analisi comparative delle necessità di un Comune rispetto a un altro; l’adozione di criteri oggettivi con i quali si individuano le priorità e la previsione dei tempi e dei costi per ogni singolo progetto. Mentre, nella delibera del 5 agosto è la stessa Regione a scrivere che gli interventi finanziati sono stati scelti «Esaminate le istanze emerse nei tavoli territoriali provinciali, il livello di cantierabilità delle proposte, nonché gli ordini del giorno presentati in sede di discussione del progetto di legge relativo all’Assestamento di bilancio 2020/2022».

Dei progetto finanziati, 473 sono stati scelti con 186 ordini del giorno firmati dai consiglieri regionali dei partiti di maggioranza: Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, lista Fontana. Con questo metodo, secondo quanto ricostruisce il Corriere: «A incassare i finanziamenti sono per il 56% i Comuni governati da partiti di centrodestra, per il 22% quelli di centrosinistra e per il 22% le liste civiche».

La lettera dei 55 sindaci

È a questo punto che 55 sindaci di Milano Metropolitano scrivono una lettera privata al presidente della Regione. Adnkronos ne riporta uno stralcio: «Non è accettabile veder destinare risorse a territori senza alcun criterio oggettivo e sulla base della vicinanza territoriale di uno o più consiglieri regionali. C’è il forte rischio che i cittadini lombardi di comuni che non hanno ricevuto questi finanziamenti si sentano cittadini di serie B ed è un rischio che vogliamo scongiurare».

Anche il Pd Milano Metropolitana si è espresso in merito ai criteri adottati da Regione: «In base a cosa Regione Lombardia decide di assegnare dei fondi a un Comune piuttosto che a un altro, per la realizzazione di opere pubbliche? All’indomani dell’approvazione del bilancio regionale, infatti, manca tutta una parte sul finanziamento ai progetti strategici segnalati dai singoli territori. Non c’è un criterio oggettivo nella spartizione delle risorse», ha dichiarato venerdì il Partito Democratico.