Covid, un libro per ricordare i preti morti: «Il volto bello della Chiesa amica»

Un libro per ricordare i preti che sono morti a causa del covid, nell’anno segnato dalla pandemia.

‘Covid-19: preti in prima linea’ di Riccardo Benotti traccia un primo bilancio sui sacerdoti italiani vittime del virus, con storie e testimonianze dirette. «Tanti di loro erano ancora in servizio, altri anziani; erano parroci di paesi, figure di riferimento per le nostre comunità, che hanno contribuito a costruire negli anni – dichiara Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei -. Questo pellegrinare nella storia del loro ministero incrocia lo sviluppo sociale, civile e culturale del nostro Paese. Molto spesso si ha poca coscienza della capillarità delle nostre Chiese locali, nelle grandi aree urbane, ma soprattutto nei piccoli centri. Nelle une e negli altri, il pellegrinaggio di tanti sacerdoti sosta nelle vicende gioiose e sofferte degli uomini e delle donne, fino a diventarne tessuto connettivo. È il filo della memoria che si rinnova nell’umanità. Scorrendo le storie di questi uomini, ho notato come tanti morti siano stati parroci o vicari per decenni nello stesso luogo, in un’esistenza segnata dalla ‘normalità’ del sacerdozio. Che dolore per quelli venuti a mancare in Rsa o per complicazioni di malattie già in atto. Che testimonianza in chi è morto per restare accanto al popolo, accanto agli ultimi, come don Fausto Resmini, cappellano nel carcere di Bergamo».

«Nel tempo della pandemia – prosegue – , i sacerdoti hanno davvero espresso il volto bello della Chiesa amica, che si prende cura del prossimo. Hanno donato un esempio autentico di solidarietà con tutti. Sono stati l’immagine viva del Buon Samaritano, contribuendo non poco a rendere credibile la Chiesa».

Bassetti stesso, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana,ha subìto in prima persona gli effetti del covid, con un lungo ricovero in ospedale dopo l’accertata positività al virus: «Nei mesi di pandemia da Covid-19 – ricorda Bassetti -, sono tornato spesso con la memoria agli incontri che ho avuto la fortuna di vivere con i futuri preti. Soprattutto nelle settimane di ricovero, perché anch’io ammalato di Covid, gli ‘appuntamenti’ con le mie esperienze passate sono diventati frequenti. D’altronde, in una stanza di terapia intensiva si è anche agevolati da questa sorta d’introspezione. Ho pensato tanto al nostro donarci come sacerdoti; all’amore ricevuto e a quello donato; a tutte le opportunità di fare del bene non sfruttate. Ho pregato per tutti i malati, ho invocato il perdono per tutte le volte che non sono stato all’altezza. Ho ripetuto sovente dentro di me: ‘Signore, sono tuo’. Proprio come il giorno della mia ordinazione presbiterale. E così immagino abbiano fatto tutti i sacerdoti che hanno vissuto il loro servizio in mezzo al popolo di Dio, fino all’estremo sacrificio di se stessi».